Ma, in fin dei conti, cos’è il tempo? È una “successione continua di istanti in cui si svolgono gli eventi e le variazioni delle cose” secondo il vocabolario Garzanti, è la distanza temporale che separa un verbale sul cruscotto dell’auto dalla fila all’ufficio postale per pagarlo, è lo spazio che intercorre tra un palo di Marek Hamsik e zio Peppino che lancia il catetere contro il televisore. È una convenzione, principalmente un accordo tacito, soprattutto quando una donna vi dice al citofono “scendo subito” e nel frattempo voi avete fatto la spesa settimanale al supermercato. Per esempio, adesso che ore sono? Le 18,09 rispondete. Per Mediaset si, anche per La7 e Canale 21, ma per la Rai sono già le 18, 10 perché il conto alla rovescia per l’anno nuovo è iniziato prima da quelle parti, se ricordate la notte del 31 dicembre.
Alla Rai sono più elastici, più pratici. Voi, per esempio, quando pensate che siano iniziati gli scavi per riportare alla luce l’antica Pompei? I più colti diranno sotto Carlo III di Borbone, intorno al 1748, qualcuno vi nominerà Gioacchino Murat e la dominazione francese. Quelli che hanno problemi con Equitalia diranno distratti “un paio di secoli fa” e chiederanno di poter rateizzare gli anni.
Alla Rai sono più moderni, al tgr della Campania badano al sodo: nell’edizione delle 19,30 del 24 gennaio un servizio di Antonella Maffei ci resoconta di un premio internazionale vinto dall’archeologo Mario Torelli e intitolato ad Amedeo Maiuri, “l’uomo che scoprì Pompei” come ci ricorda Maffei.
Maiuri nacque nel 1886 e morì a Napoli nel 1963, quindi le meraviglie che ammiriamo oggi (quando non c’è lo sciopero dei guardiani o i gabinetti intasati) le avrà portate alla luce intorno ai primi decenni del ‘900. Diciamo intorno al 1930, minuto prima o minuto dopo. |