Caltagirone spara su
Majore, Garzilli, Monga

LA SERA DEL 20 settembre Francesco Gaetano Caltagirone era contento: la festa per i 140 anni del Messaggero organizzata negli studi di Cinecittà era stata un successo; in prima fila erano seduti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente del Senato Alberti Casellati, il vice presidente del consiglio Salvini, i ministri Tria, Bongiorno e Bonisoli e c’erano poi il presidente della Regione Lazio Zingaretti, il sindaco di Roma Raggi e decine di esponenti della cultura

e dello spettacolo. Davanti a questa platea aveva raccontato i progressi del “suo” giornale, il Messaggero, da quando ne era diventato proprietario e

A Cinecittà la festa del Messaggero. In prima fila Sergio Mattarella

tenuto un lungo e appassionato discorso sulla libertà di stampa con citazioni che spaziavano da Seneca a Max Weber. Si era calato molto nella parte e si sentiva l’Humphrey Bogart di “È la stampa, bellezza”.
Due giorni dopo viene informato che: a Napoli avevano inaugurato la nuova sede del Mattino e scoperto in redazione una targa dedicata a Giancarlo Siani; tra gli ospiti della manifestazione c’erano il presidente della Camera Roberto Fico, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il prefetto Carmela Pagano e il procuratore della Repubblica Giovanni Melillo; i suoi più stretti collaboratori (il presidente e amministratore delegato del Mattino spa Albino Majore, il direttore amministrativo sempre in carica Massimo Garzilli e il direttore Federico Monga) brindavano allegramente senza avergli detto niente. Così in due giorni passa da protagonista della ribalta nazionale davanti alle più alte cariche dello Stato a signor nessuno in una realtà come quella napoletana che lo vede proprietario del Mattino, proprietario della sede che ospita il giornale e proprietario dell’intera torre Francesco.
A questo punto il settantacinquenne Caltagirone ha perso le staffe, si è

Il discorso di Francesco Gaetano Caltagirone a Cinecittà

preso qualche giorno per riflettere e poi ha deciso un’iniziativa per il Mattino senza precedenti: il 26 settembre spedisce al direttore Monga una lettera con

richiesta di pubblicazione per dire: “perché non sono stato invitato all’inaugurazione?
La lettera ha l’effetto di una bomba. I redattori sono disorientati e preoccupati; avanzano mille ipotesi anche contraddittorie: “si è stufato del giornale e ha deciso di vendere” e “vuole far sapere a tutti che per lui il Mattino è importante”. Qualcuno azzarda: “mi aspetto che domani rotolerà qualche testa”. Monga non si avventura a scrivere due righe per accompagnare la lettera e fa un titolo depistante: “La memoria di Siani nella storia del Mattino”.
Difficile pensare che la lettera sia soltanto una sfuriata nei confronti di Majore e Garzilli (due settantatreenni da decenni suoi collaboratori) per dire loro, con il marchese del Grillo, “io sono io e voi non siete nessuno”; ci sarà un messaggio più articolato ma è difficile da decifrare.
L’unico passaggio chiaro delle trenta righe è quando Caltagirone scrive:

se avessi avuto conoscenza a tempo debito” dell’iniziativa “avrei suggerito qualcosa di più intimo e meno spettacolare”. Traduzione: non avrei invitato tutta quella

Nella sede del Mattino Albino Majore, Roberto Fico e Federico Monga

gente a cominciare da Roberto Fico che sarà pure la terza carica dello Stato ma è anche il politico che sta dando più fastidio a Di Maio e, soprattutto, a Salvini oggi punto di riferimento dei quotidiani del gruppo Caltagirone a cominciare dal Messaggero; per il Mattino vedi l’editoriale di Carlo Nordio sul pacchetto sicurezza pubblicato il 25 settembre.