La tentata estorsione

Gentile direttore,
devo necessariamente fornire una breve integrazione a quanto scritto nel numero scorso perché nei manifesti fatti affiggere da Lucio Varriale, e riprodotti da Iustitia, si parla, nel primo, di “Geremicca già denunciato nel 1996 per tentata estorsione”, mentre nel secondo il reato si aggrava con Geremicca “denunciato per estorsione”.
Veniamo ai fatti. Una denuncia per tentata estorsione non può essere ritirata. Se il pubblico ministero ritiene di avere elementi per sostenere l’accusa in dibattimento, chiede al giudice delle indagini preliminari il rinvio a giudizio dell’indagato, che diventa imputato. Se dunque il pm Borrelli, che chiese il mio proscioglimento, avesse ritenuto fondata l'ipotesi di reato, avrebbe formulato al gip istanza di rinvio a giudizio, prescindendo da qualunque eventuale ripensamento di Varriale.
Ha invece chiesto al giudice per le indagini preliminari, il 2 febbraio 1998, l’archiviazione. Il gip Giovanna Ceppaluni avrebbe potuto rinviare gli atti al pm e sollecitarlo a procedere a ulteriori indagini o al rinvio a giudizio, qualora non avesse ritenuto fondata la richiesta di archiviazione. A giugno ‘98 invece accolse la richiesta di archiviazione del pm.
Non sono stato mai neppure imputato, dunque, per la fantasiosa denuncia di tentata estorsione.“Gli amici comuni” citati da Varriale c’entrano un bel nulla, a meno di sostenere che il pubblico ministero Borrelli, all’epoca in forza alla Direzione distrettuale antimafia, pur convinto della mia possibile colpevolezza, sia venuto meno al suo dovere di ufficio – che sarebbe stato in quel caso di chiedere il rinvio a giudizio – dietro pressioni o suggerimenti di qualcuno.
Non ho peraltro amico alcuno in comune con l’ex proprietario della Themis né mai ne ho avuti. Ho incontrato l’avvocato Giacomardo solo una volta in vita mia, quando mi staccò l’assegno da 10 milioni di risarcimento che Varriale mi pagò per evitare conseguenze più gravi, per lui, in sede civile.
Il direttore e la condirettrice della Voce, Cinquegrani e Pennarola, che Varriale cita nella sua lettera (gli stessi che gli avevano dedicato sulla Voce un pezzo molto più duro del mio, credo all’inizio del 1999) ritennero poi di instaurare una collaborazione professionale con Telelibera. Io non ebbi più rapporti con Varriale e, di lì a poco, neanche con la Voce. Cordiali saluti

Fabrizio Geremicca

 
Lucio Varriale
Fabrizio Geremicca
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