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Romeo ‘rigettato’ con
21mila euro di spese |
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SI È RISOLTA con una sconfitta su tutta la linea l'offensiva scatenata a fine gennaio 2017 dall’imprenditore casertano Alfredo Romeo e dalla sua società, Romeo Gestioni spa, assistiti dagli avvocati Francesco Di Ciommo e Stefano Cianci, contro l’editore del Fatto Quotidiano, due direttori (Marco Travaglio per l’edizione cartacea e Peter Gomez per l’on line) e tre redattori (Fabrizio D’Esposito, Marco Lillo e Valeria Pacelli) difesi da Caterina Malavenda e Valentino Sirianni.
I servizi ritenuti diffamatori sono stati pubblicati tra il 7 e il 17 gennaio 2017. Questi i titoli: il 7 gennaio in prima pagina “Romeo indagato per camorra lancia messaggi a Renzi e Lotti”; all’interno l’articolo di |
Fabrizio D’Esposito “Amicizia, soldi e potere: ecco chi trema sul sistema Romeo”; l’editoriale in prima di Marco Travaglio “Romeo & Giulietta”; il 14 gennaio in prima sul cartaceo e sul web c’è “Ecco la mangiatoia dei miliardi: Coop rosse, |
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Stefano Cianci, Caterina Malavenda e Marco Travaglio |
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compari di Renzi & Co.”; a pagina 7 un servizio di Marco Lillo “Romeo, Rossi e amici degli amici. Così si sono divisi la torta Consip”; e un commento di Travaglio “Distrazione del Lotti”; il 17 gennaio in prima “Romeo ci provò con Cantone”; a pagina 5 ci sono Marco Lillo e Valeria Pacelli “Così Romeo tentò invano di arrivare a Cantone”.
Prima di affrontare l’esame degli articoli il giudice unico Simona Rossi della prima sezione civile del tribunale di Roma dedica più di una pagina a ricordare i paletti stabiliti dalla giurisprudenza per definire il diritto di cronaca e il diritto di critica. Passa quindi a una radiografia puntuale dei servizi e dei commenti pubblicati dal Fatto Quotidiano arrivando alla conclusione che le notizie sono nella sostanza vere e la critica è sempre stata esercitata rispettando il limite della continenza.
Prendiamo in esame soltanto il primo articolo in ordine cronologico firmato da Fabrizio D’Esposito e intitolato “Romeo indagato per camorra lancia messaggi a Renzi e Lotti”. Il giornalista, scrive il giudice nella sentenza, “riferisce in primo luogo un fatto vero e cioè quanto sostenuto dai difensori dell’attore”. Riporta quindi un passaggio del servizio: “proprio gli avvisi eccellenti sono la linea di difesa di Romeo che sembra un avvertimento per la serie indagano me per arrivare a voi”. E commenta: le “espressioni usate non appaiono trasmodare, a parere del giudicante, il legittimo esercizio del diritto di critica del |
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Fabrizio D'Esposito, Peter Gomez, Marco Lillo e Valeria Pacelli |
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giornalista”. Poi continua: “nell’articolo in esame, espressione del diritto di critica, non risultano pertanto violati i canoni di verità della |
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notizia, avendo l’articolo riportato una serie di fatti effettivamente accaduti nella loro storicità. … E sussiste indubbiamente l’interesse pubblico, atteso il rilievo penale dell’indagine e l’interessamento di alte cariche istituzionali nella vicenda. Risulta inoltre rispettato il limite di continenza in quanto, nell’espressione del diritto di critica e dunque considerando il diritto del giornalista di formulare giudizi personali in merito a quanto accaduto, le opinioni dell’autore sono tenute disgiunte dai fatti permettendo al lettore di sviluppare una propria opinione”.
Lo stesso esame rigoroso viene superato dagli altri servizi e dai commenti; inevitabile quindi la conclusione: “il tribunale rigetta le domande attoree (di Romeo e della sua società che chiedevano 100mila euro di risarcimento danni, ndr) e condanna parte attrice alla rifusione in favore dei convenuti delle spese di lite liquidate in euro 20.940 per compenso professionale ed euro 600 per spese”. |
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