Da poligrafico Messaggero
due ko per Caltagirone

NEL GIRO DI tre mesi il poligrafico del Messaggero Lorenzo Carresi è riuscito nell’impresa di battere per due volte in giudizio i dirigenti dell’editore Francesco Gaetano Caltagirone ai vertici del quotidiano di via del Tritone e della controllata Servizi Italia 15. Due le richieste alla magistratura avanzate dai legali di Carresi, Marco Petrocelli e Fabio Ponis: annullare il licenziamento deciso da Servizi Italia15, una srl satellite del Messaggero alla quale era stato trasferito nell’aprile del 2016; dichiarare nullo il passaggio a Servizi Italia 15 e reintegrarlo al Messaggero. Ricapitoliamo in sintesi la vicenda. 
Calabrese di Reggio Calabria, sessantuno anni, Carresi entra al Messaggero con la qualifica di operaio quando non ha ancora trenta anni, è il 23 febbraio del 1987, e vi rimane fino al 31 marzo 2016. Dal giorno successivo è trasferito con altri trentadue lavoratori del Messaggero alla Servizi Italia 15 srl, alla quale vengono ‘ceduti’ in

totale, sommando i poligrafici e gli amministrativi degli altri quotidiani del gruppo Caltagirone, tra cui Mattino e Gazzettino di Venezia, 96

Roma, ingresso del Messagero a via del Tritone

lavoratori. Quattordici mesi dopo l’assegnazione alla nuova società, il primo giugno 2017, Carresi viene licenziato. E forse alla decisione della società ha contribuito il fatto che, tra tutti i dipendenti, Carresi è stato l’unico a impugnare il passaggio disinvolto a Servizi Italia 15.
Dopo mesi e mesi di battaglia condotta in solitudine sono finalmente arrivate le decisioni della magistratura. Il 21 febbraio scorso il giudice Eliana Pacia della terza sezione lavoro del tribunale di Roma deposita le diciassette pagine della sentenza con la quale “annulla il licenziamento comminato al ricorrente (Carresi, ndr) il primo giugno 2017 e ordina alla parte ricorrente Servizi Italia 15 la reintegra del ricorrente nel posto di lavoro e condanna la convenuta al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dalla data del licenziamento alla effettiva reintegra”. Inoltre condanna Servizi Italia 15 “al versamento in favore del ricorrente dell’indennità risarcitoria pari a complessivi 37.118,90 euro e pone a carico della Servizi Italia 15 le spese di lite che liquida in 4.800 euro oltre spese generali, iva e cpa come per legge”.
Altrettanto netta la sentenza del giudice Ermanno Cambria della seconda sezione lavoro del tribunale di Roma che smonta l’operazione di Caltagirone con la creazione della società satellite Servizi Italia srl nella quale scaricare un po’ di dipendenti dei quotidiani del gruppo.
La cessione “non configura un trasferimento di ramo d’azienda, - scrive il giudice Cambria - ma fondamentalmente una cessione di personale appartenente a vari settori senza legami funzionali tra loro”. E continua: “di fatto l’operazione si è concretizzata in un mero ‘cambio di casacca’ in capo ai dipendenti ceduti che, dopo la cessione, hanno continuato a operare unicamente per il Messaggero, realizzando una semplice messa a disposizione di manodopera ‘di ritorno’ a favore di tale società”.
In sette pagine, depositate il 20 maggio, il magistrato “dichiara nullo il trasferimento del contratto di lavoro del ricorrente a Servizi Italia 15 e che il rapporto di lavoro con il Messaggero spa non si è mai interrotto validamente e condanna quest’ultima società a riammetterlo in servizio nel precedente posto di lavoro, con versamento dei contributi previdenziali integrativi a favore del Fondo Casella dal momento dell’illegittima interruzione del rapporto”. Infine condanna il Messaggero a rimborsare a Carresi “le spese del grado liquidate in complessivi 8.000 euro oltre spese forfettarie al 15 per cento”.