Ostia, un "corteo contro la legalità"

La capata ostiense di Roberto Spada contro il naso di un reporter è l'ennesimo segnale, un indicatore forte (alquanto forte, come può confermare il giornalista Rai Daniele Piervincenzi) che ormai per avere audience tutto viene detto, scritto e fatto "contro" qualcosa.
Si adegua a questa tendenza anche Repubblica del 12 novembre che, prendendo spunto da quest'ultimo fatto di malacronaca, dedica l'intera pagina 6 alla intolleranza (Ostia contro mafia e fascisti). Ci sono alcune foto a corredo dei servizi, in cui appaiono Stefano Fassina, deputato di Sinistra italiana, e Virginia Raggi sindaca di Roma. La didascalia in neretto è impietosa e non lascia spazio a dubbi: Al corteo contro la legalità.
Contro? Ma allora davvero questo è diventato un Paese contro, e forse sarebbe opportuno che Alberto Arbasino pubblicasse una nuova edizione del suo Un Paese senza, sottotitolo Addio agli anni Settanta italiani. Un congedo da un decennio poco amato.
Nell'incipit del saggio del 1980 Arbasino parla di un Paese senza memoria collettiva, senza presa di coscienza, senza nessi con la realtà.
Questo nuovo saggio dovrebbe intitolarlo Un Paese contro. Però, con tutto il rispetto, quel decennio non fu poco amato dai giovani dell'epoca che acchiappavano le manganellate dei celerini nel cortile della Minerva della Federico II perché lottavano sì "contro" molte cose, ma anche "per" molte cose, e si ostinavano a ignorare le parole di Jean-Paul Sartre che preconizzò per tutti quei rivoluzionari un futuro “da banchieri e notai”.
Insomma, anche se non interessa a nessuno, noi vi informiamo che quel periodo ci è piaciuto assai, perché oltre alle manganellate si acchiappavano pure le ragazze. E concordiamo con il leader sessantottino Mario Capanna autore del saggio Formidabili quegli anni, che non ammette repliche.

Monteiro Rossi

 
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