La rivincita di Isacco

Talvolta è sferzante. E viene fuori quella prorompente vis ironica che lui a stento riesce a tenere a freno, mortificandola e imbrigliandola dietro le sottili analisi politiche alle quali ci ha abituati. Anzi viziati, diciamo la verità. Ma quelli sono doni divini, e se ce li hai c’è poco da fare: prima o poi vengono a galla. E così ad Andrea Manzi, vice direttore del Roma di rito salernitano, è venuta a galla: l’occasione è stata troppo ghiotta per farsela scappare. E a lui non è scappata.
Il 10 ottobre, in prima del Roma, si scatena: “Bologna: lascia papà Cofferati, Bassolino apprenda”. Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, non si ripresenterà candidato perché il figlio, che vive a Genova, soffre il mal d’auto e poi perché vuole il papà tutto per sé e non vuole accontentarsi di un “papà- weekend”, come lo etichetta Manzi in un momento di ispirazione in cui la vis si libera dai lacciuoli e spicca il volo.
È una storia familiare appiccicaticcia di miele. Aggiungete che Cofferati è un comunista, già responsabile di azioni nefande quando era segretario del sindacato rosso: l’agnello sacrificale ideale per le stilettate feroci di Manzi. Che tuttavia tiene sempre a portata di computer le proprie solide basi politiche e di testimone attento dei nostri tempi: e con pochi ma efficaci tratti ci offre un profilo del compagno Cofferati, ricordandone tutti i soprannomi, da “sceriffo” a “cinese” passando per “leader maximo della Cgil”: uno spettacolo, roba da sciogliere il sangue nelle vene come succedeva soltanto con le finte di Maradona. Cofferati lascia: anche i comunisti hanno un’anima, come le donne e gli ebrei. Mangiano i bambini, è vero, ma i propri li lasciano vivere: testimoni attendibili riferiscono che Cofferati jr, saputa la storia, per dimostrarsi degno di tale padre abbia tentato di mangiarsi da solo.
E quindi “un docile bimbo ha reimpostato il ritmo al cuore di un duro”. Sergio Cofferati “antepone valori umani al lavoro istituzionale. Un segnale al Pd delle resistenze plebee sugli scranni del potere”.
Già, il Pd: cosa aspetta Bassolino? (“uno spettacolo atroce sul palcoscenico della sinistra”). Perché non si trasferisce a Londra dal figlio Gaetano e lascia lavorare in pace la destra che, altro stile,  non ha problemi di figli sparsi per l’Europa e mogli divorziate o separate? Come diceva Merola, i figli “so’ piezz ‘e core”, a prescindere.
Ma l’intellettuale non può cedere il passo completamente all’istrione: e così Manzi si congeda con un riferimento biblico colto. “Dio ci aveva abituati ai (temuti) sacrifici dei figli, l’etica laica della famiglia Cofferati postula la rivincita di Isacco e lo scacco di papà “Abramo”. Abramo è tra virgolette, Isacco no. Sarà satira politica.

Hans Schnier

 
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