La Carta di Treviso, un testo sconosciuto

L'8 settembre il Corriere del Mezzogiorno, diretto da Enzo D’Errico, con redattori capo Carmine Festa e Paolo Grassi, dedica l'apertura della prima pagina a un fatto di cronaca:  Soccavo, iscrive a scuola i due figli gemelli/ "Ma la preside ha rifiutato quello autistico". Il servizio è corredato da una foto di una mamma, Claudia Siveri, con il figlio Vincenzo, il bambino rifiutato. È una bella foto, in cui appare Vincenzo in tutta l’innocente bellezza dei suoi sette anni.
L'indomani, 9 settembre, il Cormezz ritorna sulla notizia con la stessa collocazione in apertura di prima: Autistico rifiutato a scuola, ispettori a Soccavo / La preside si difende: non c'era il tempo pieno. E c'è un'altra foto della mamma con il figlio, ma stavolta il viso del bambino è schermato e reso irriconoscibile da un artificio grafico.
È successo che la sera del giorno 8, in redazione, è risuonata una domanda: Ragazzi, ma la Carta di Treviso? Qualcuno, tornato prima dalle ferie, si era ricordato di quell'accordo siglato nel 1990 tra Ordine dei giornalisti, Federazione della stampa e Telefono azzurro che impone ai giornalisti l'obbligo di tutelare l'identità di minori al centro di fatti di cronaca evitando di pubblicare riferimenti quali il nome, l'età e soprattutto le immagini.
Ma è ancora settembre, la canicola imperversa, soltanto pochi negozi hanno riaperto e chi ce la dà una carta di Treviso? Arrangiamoci come possiamo. E così l’otto settembre è stata pubblicata una immagine nitida di un bel bambino di sette anni che si chiama Vincenzo, abita a Soccavo ed è figlio di Claudia Siveri. E quando finiscono queste ferie procuriamoci una risma di carta di Treviso.

Abel Fonseca

Post scriptum. Ma chi si occupa delle violazioni della Carta di Treviso? E quali sono le sanzioni previste?
La risposta è facile. Delle violazioni si occupa il consiglio di disciplina regionale, presieduto da Maurizio Romano, e le sanzioni sono elencate nella legge che nel 1963 ha istituito l’Ordine dei giornalisti: a) l’avvertimento; b) la censura; c) la sospensione dall'esercizio della professione per un periodo non inferiore a due mesi e non superiore ad un anno; d) la radiazione dall'albo.

 
Maurizio Romano