Tra il 2002 ed il 2006 Maurizio Dente ha ricevuto otto procedimenti disciplinari. Nessuna contestazione invece nei sedici anni di servizio precedenti all’Ansa.
Da ricordare che nel 2000 è stato eletto all’unanimità fiduciario sindacale della redazione napoletana dell’Ansa e ha iniziato a segnalare “gravi irregolarità che coinvolgono vari giornalisti della sede di Napoli”.
Il primo procedimento disciplinare (maggio 2002) è stato aperto dall’azienda nonostante Dente fosse all’epoca delegato sindacale della redazione di Napoli.
Ecco la cronologia delle contestazioni disciplinari e delle sanzioni inflittegli dall’azienda. Nel novembre 2005 il giornalista ha citato in tribunale l’Ansa per mobbing.
-10 maggio 2002.A Dente viene contestato di “aver inviato direttamente in rete”una notizia su una “presunta aggressione” dei disoccupati organizzati al segretario dei Ds Piero Fassino “senza preventivamente sottoporla al controllo di un superiore”.
La notizia, bucata dall’Ansa, risulta vera e confermata dalle forze dell’ordine. La pratica dell’ autorizzazione preventiva è inesistente; – afferma Dente nella sua difesa - ogni notizia di una sede regionale viene infatti inviata al desk romano competente che decide se immetterla in rete.Dopo un lungo procedimento Dente viene “assolto”, ma il direttore Pierluigi Magnaschi lo invita con una lettera a “collaborare di più” con Mario Zaccaria, che, come denunciò Dente nel corso dell’audizione del 18 luglio 2002, “aveva impedito la trasmissione della notizia dell’aggressione a Fassino chiamando il desk di Roma e chiedendo di bloccarla”.
-3 ottobre 2002.Dente chiede al responsabile della sede Zaccaria di tenere conto nell’orario della settimana seguente della sua necessità di dover svolgere degli accertamenti medici, di concederglicorta e riposo consecutivi e di assegnargli un paio di turni di notte. Una prassi normale in redazione, consentita a tutti i redattori, osserva Dente. Invece si vede collocato “in malattia” senza averlo richiesto. Zaccaria gli impone di consegnare certificati medici con indicazione di luogo, data, orario della visita specialistica e nome del medico. Una richiesta – replica Dente – mai rivolta in passato a nessun redattore che viola, oltretutto, la privacy.
Sei mesi dopo, il 29 aprile 2003 l’aziendacontesta a Dente alcune “incongruenze” negli orari apposti dai medici sui certificati e la sua presenza negli stessi giorni in una commissione (a titolo gratuito) di concorso universitario.
-20 maggio 2003Con un ulteriore procedimento disciplinare a Dente viene contestata la sua collaborazione con l’università Federico II. Lui replica che tale collaborazione è notaall’Ansa fin dal 1986 e costituìanzi il motivo dell’ assunzione ex articolo 36 per seguire la cultura nei nuovi notiziari reloc (i notiziari regionali locali dell’Ansa). ’’Da pubblicista – ricorda Dente - dovetti documentare all’ Ansa la mia collaborazione con l’università, in caso contrario non avrei ottenuto il contratto ex art. 36’’
Alle audizioni previste nell’ ambito dei procedimenti disciplinari Dente chiede inutilmente la presenza del direttore. Magnaschi delega invece il vice direttore Carlo Gambalonga, già capo servizio ad Ansa-Napoli ed oggetto di forti critiche da parte di Dente. I due provvedimenti si concludono con l’ ammonizione scritta.
Il giornalista fa mettere a verbale per due volte la richiesta di un’ispezione nella sede di Napoli segnalando “gravissime irregolarità” nei comportamenti di alcuni redattori. Sulla richiesta c’è da registrare il silenzio da parte dell’azienda e di Magnaschi.
-20 giugno 2005.Gli viene contestato di aver “gettato con stizza un foglio” consegnatogli dal vice capo servizio Mariano Del Preite e di non aver “prodotto notizie” al desk nell’ arco temporale di 45 minuti. Il foglio conteneva l’ indicazione di recarsi a seguire una importante manifestazione politica al cinema Modernissimo. I 45’ erano stati occupati – così si è difeso Dente – per documentarsi al Dea (documentazione elettronica Ansa) e per recarsi, a piedi, al Modernissimo. Dente contesta la versione dell’accaduto dell’azienda e chiede un confronto con Del Preite, che viene negato. Presenta una memoria scritta di cinque cartelle, esibisce la documentazione delle notizie prodotte e chiede la testimonianze di colleghi. Gli viene rifiutato tutto. Il procedimento si conclude con la seconda ammonizione scritta. Il provvedimento, come tutti gli altri, non tiene conto in nessun modo di quanto affermato e documentato dal giornalista. L’azienda si limita a rispondere con undici parole: “Riteniamo che lesue giustificazioni non la esimano dalle sueresponsabilità”.
-21 dicembre 2005. Viene contestato a Dente di “non aver trasmesso un’intervista” (risalente a tre mesi prima, per la precisione al 25 settembre 2005) realizzata dal corrispondente di Salerno all’ assessore regionale ai Beni culturali Marco Di Lello. All’audizione del procedimento disciplinare, presente il presidente dell’Ordine nazionale Lorenzo Del Boca, viene esibita da Dente una dichiarazione del corrispondente di Salerno dell’Ansa Mimmo Rossi: “Non ho inviato alcuna intervista o notizia relativa a Di Lello”. Vienepertanto “assolto”, ma l’azienda lo accusa ugualmente di “non aver effettuato i necessari controlli”.
-3 gennaio 2006. Gli viene contestato di aver “lasciato giacere” nella casella di posta elettronica dell’Ansa il 21 dicembre 2005 il tabellino ed il commento della partita di serie B Avellino-Ternana.
La partita, fa notare Dente, si è giocata il 20 dicembre. Nella replica scrive: “Quando sono arrivato in redazione, dopo aver coperto un convegno politico, stranamente nessuno mi ha avvertito dell’arrivo del pezzo da Avellino e ancora più stranamente la partita non era neanche segnalata nella rubrica ‘Oggi in Campania’ che ogni redattore consulta”.
All’audizione Dente esibisce l’ e-mail del corrispondente da Avellino, Norberto Vitale, inviata alle 22.52, cioè otto minuti prima della fine del suo turno di lavoro. Vitale dichiara che il suo computer portatile era guasto e di esserestato pertanto costretto ad utilizzare la posta elettronica seguendo una procedura anomala. Tabellino e pezzoavrebbero dovuto giungere infatti, osserva Dente, direttamente in desk grazie al software di cui l’azienda ha dotato collaboratori e corrispondenti. In ogni caso, aggiunge Dente, non c’è stato alcun danno per l’azienda. Avvertito dalla redazione sportiva romana, Vitale ha infatti inviato un’altra e-mail a Roma. Tabellino e commento di Avellino-Ternana sono andati in rete circa venti minuti più tardi.
L’azienda infligge a Dente la sanzione dell’ ammonizione scritta senza tenere conto in alcun modo di tutte le giustificazioni fornite e della difesa del presidente dell’ Ordine dei giornalisti Del Boca, presente all’audizione.
-15 febbraio 2006. Dopo che Dente ha citato l’Ansa per mobbing (22 novembre 2005) con l’ atto di impulso di conciliazione obbligatoria davanti all’Ufficio provinciale del lavoro l’azienda gli ordina di consegnare tutti i documenti in suo possesso. Gli avvocati Orazio Abbamonte e Maria Carmela Spadaro, che assistono il giornalista, replicano che i documenti, peraltro più volte offerti da Dente all’azienda prima dell’ avvio dell’ azione legale, e non presi in considerazione, saranno consegnati al giudice del lavoro. In risposta l’azienda apre un nuovo procedimento disciplinare ed informa il comitato di redazione che esso potrebbe concludersi con il licenziamento.
- 5 luglio 2006. L’azienda contesta a Dente, in malattia da febbraio per uno stato di depressione, ansia e stress, di essersi recato il 3 luglio all’università e di aver svolto attività lavorativa, “compromettendo e/o aggravando così lo stato di malattia”. Dente replica che il 3 luglio ha ricevuto la visita fiscale inviata dall’azienda, di aver sempre agito sotto diretto consiglio dei medici che lo tengono in cura e che solo ai medici compete stabilire che cosa sia nocivo o meno per la sua salute.
- 1 agosto 2006. L’azienda unisce il procedimento del 15 febbraio a quello del 5 luglio, ed alle tre ammonizioni scritte ed invia a Maurizio Dente la lettera di licenziamento. L’Ansa non attende neanche lo svolgimento delle audizioni previste dall’ articolo 7 dello Statuto dei lavoratori e senza le quali – in base alla legge – il provvedimento disciplinare è nullo. |