Quante spose commosse in questi anni hanno salutato parenti e amici a “La Sonrisa” di Sant’Antonio Abate, di proprietà di Antonio Polese (che sul sito afferma: Non ospitiamo solo i lord, ma trattiamo tutti da re). Sul sito alfemminile.com un forum appassionante riporta i giudizi di chi c’è stato, come Lalla86 che dice: Si mangia abbondante e nonostante le porzioni siano piene addirittura si può fare il bis. Più severa Pina 0583: Sicuramente non si può dire che è un brutto locale, ma diciamo che per i miei gusti non mi piace... troppo sfarzoso!! Preferisco qualcosa di più semplice... anche se lì si mangia molto bene e il servizio è eccellente (sono andata ad un matrimonio).
Quante indimenticabili feste in quei saloni luccicanti (fra tutte, il programma televisivo “Napoli prima e dopo” condotto da Caterina Balivo, con le esibizioni di Al Bano e Maurisa Laurito), tra manager invisibili e neomelodici in cerca di ribalta, abbuffate storiche e pantaloni allentati in vita già dopo il tris di primi piatti e la linguina all’astice (specialità della casa), piedi liberati dalla morsa delle scarpe al momento liberatorio del limoncello.
Sono ricordi struggenti che dal 15 aprile fanno ormai parte dei luoghi della memoria, di una certa Napoli che se n’è andata irrimediabilmente. Quel giorno si è proceduto all’abbattimento di quattrocento metri quadri abusivi del complesso turistico e, nei giorni successivi, di dieci camere e di un torrino, come quello che ha Giorgio Napolitano al Quirinale. Tutto rigorosamente abusivo. Tutto abbattuto per decisione della Procura partenopea, guidata da Giovandomenico Lepore.
Repubblica Napoli, guidata da Giustino Fabrizio, dedica al fatto un lungo servizio affidato a Bianca De Fazio, che resoconta correttamente quanto avviene a Sant’Antonio Abate. Nel titolo, anzi nel catenaccio, si deve però prendere atto che anche i santi in Paradiso hanno bisogno di uno sponsor sulla Terra per avere uno straccio di visibilità, e Sant’Antonio si trasforma nel paese natale di Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli: A Sant’Antimo vanno giù cinque manufatti.
Ma in ricordo di quanti tra questi viali si sono giurati eterno amore, baciandosi con il torrino sullo sfondo, anche il finale del catenaccio è poetico e in rima baciata: Senza licenzia edilizia. |