'Chiaia Magazine' festeggia dieci anni

Caro direttore,
non mi par vero, ma Chiaia Magazine fa 10 anni, età che per un giornale, soprattutto per un free press indipendente persino da se stesso, rappresenta la piena maturità. Un traguardo che sembrava impossibile per un’idea nata da un istinto civico a piazza dei Martiri, dopo un’accesa conversazione tra Nino De Nicola, Alvaro Mirabelli, Laura Cocozza e il sottoscritto.
Un’idea mai agevolata da finanziamenti pubblici, volutamente scomoda e sorda al richiamo di qualsiasi allineamento. Primo numero un sabato di febbraio del 2006: otto pagine a colori, carta tatami, progetto grafico col talento della chiarezza, testata rosso passione, tiratura 2000 copie, distribuzione gratuita. E un principio mai tradito in questi 10 anni di libertà e romanticismo, di sano virus satirico e inguaribile piglio marziale: non si compra, non ci comprano.
Tre le molle che in un decennio rovinoso per l’editoria tradizionale hanno consentito al giornale di resistere al buio economico e all’inevitabile contrazione del flusso pubblicitario: l’unicità della proposta giornalistica (notizie e inchieste che gli altri non hanno, spazio alla cultura non ufficiale); la possibilità di osare e sperimentare (cover di rottura, redazione votata alla tenacia e allo sviluppo di idee più che al copiaincolla e alle marchette); una questione sempre aperta con il cuore.
Questione di cuore, c’è tutto qui dentro: c’è il palpito degli inizi, la condivisione d’incomprensibili emozioni, la rinuncia alle lusinghe di strade leggere, gli occhi nuovi di chi è assetato d’imparare e ti affianca mentre fingi forza ma barcolli per la stanchezza, il tepore della notizia scovata, gli amori interrotti, l’orgoglio per la testata, le incazzature per una pagina che non vuole proprio chiudersi, le corse in tipografia, le battaglie che non importa se siano perse ma vanno fatte e basta, il rispetto verso se stessi e le proprie idee a qualsiasi costo, gli incredibili collaboratori che passano in redazione e riempiono giornate ristrette, le telefonate improvvise dei lettori che aspettano l’uscita, lo scarico all’alba delle copie calde, quel profumo di carta e inchiostro vivo che prende le narici e consegna una breve magia, un piccolo senso d’appagamento.
Una questione di cuore, c’è tutto dentro: stanze piene di fumo e battiti, l’illusione del caffè prima che la notte carichi sorrisi e si sciolgano gli ultimi dubbi sull’attacco di un pezzo, pomeriggi infiniti a corteggiare un titolo e a immaginare una «prima» che spacchi. Tutto dentro, soprattutto gli amici che non ci sono più come il buon Lucio Luongo, il missionario Beppe Airoldi, la dolce Mylene Biancospino, il poeta Ciro Rimonti, il leone Marcello Fasolino, l’esagerato Nuccio Apolito e l’immenso Alvaro Mirabelli, il nostro Mizzi, oggi ancora di più tra noi nello sguardo greco della figlia Sveva che ne ha ereditato l’amore per la scrittura e il rigore poetico.
Se siamo ancora qui a raccontarci e a raccontare la città, a indignarci e a custodire passioni è perché siamo tutto questo, fieri di non aver mai bruciato fondi pubblici né di aver mai aperto il manuale del leccaculismo. In un libro, in uscita a maggio, raccoglieremo le cover di Chiaia Magazine che hanno la giusta forza visiva per sintetizzare al meglio umori e bluff napoletani. Presto regaleremo ai nostri lettori un’altra tribuna di libertà. Un’altra impresa editoriale, ambiziosa e sudista. Il nostro modo di festeggiare i 10 anni è rilanciare. E, anche se è un azzardo, continuare a ragionare col cuore.

Con stima e iustitia
Max De Francesco

 
Primo numero di Chiaia
Nino De Nicola
Alvaro Mirabelli
Laura Cocozza
Lucio Luongo
Max De Francesco