Concorso giornalisti,
lo scivolone di Verna

COME UN Salvini in sedicesimo ma senza l’appeal del torso nudo e del boxer mare e senza l’ebbrezza del mojito, anche il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Carlo Verna ha preso la tranvata di agosto. E come per Salvini non è chiaro che cosa l’ha spinto all’autogol, e cioè a chiedere alla Rai che alla selezione per novanta giornalisti venisse ammesso anche chi non è iscritto all’elenco dei professionisti.
Ricapitoliamo i fatti. A luglio la Rai bandisce una selezione per novanta giornalisti professionisti e la scadenza per presentare le domande è fissata al 28 ottobre. Dopo più di un mese, il 27 agosto, Verna indirizza una lettera ai vertici di viale Mazzini e per conoscenza all’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, sostenendo che “non sarebbe opportuno consentire la partecipazione ai giornalisti professionisti iscritti all’albo, escludendo coloro che, avendo superato con esito positivo la prova di idoneità professionale abbiano conseguito l’abilitazione ma non sono attualmente iscritti nell’elenco professionisti”.
Nel giro di quarantotto ore risponde il segretario dell’Usigrai Vittorio Di Trapani; è dispiaciuto per la mancanza di cortesia dimostrata da Verna

ma sul merito è fermo: “la richiesta mi pare priva di ogni fondamento”. Il 3 settembre Verna torna alla carica e mena fendenti a Di Trapani inviando il testo alla Rai per conoscenza.

Assisi, 2 e 3 ottobre. Assemblea dei cdr e dei fiduciari Rai

Esordisce con mettiamo “da parte la questione cortesia” per aggiungere “sono io a essere sorpreso dal ricevere una risposta così stizzita e non all’altezza del sindacato che ho avuto il privilegio di guidare per sei anni”. Da avvocato tira in ballo il Consiglio di Stato e assicura: “vista la reazione del segretario dell’Usigrai continuerò ad avere relazioni dirette con la Rai”. Annuncia poi, con una velata minaccia, che sul punto sollevato “l’Ordine dei giornalisti al momento non ha intenzione di avanzare obiezioni giudiziarie a meno che non siano gli iscritti interessati a sollevarle”. Seguono una lezioncina di sindacato e un avvertimento: “mi preoccupa l’ostilità rispetto a un ragionamento sereno. Ma se ne faccia una ragione chi, alzando i toni, pensa che l’Ordine possa recedere dai propri doveri d’ufficio”.
A questo punto, e siamo al 5 settembre, scende in campo la Rai con il direttore delle Risorse umane Felice Ventura. Il testo è molto cordiale ma il messaggio è chiaro: la sua richiesta “non risulta percorribile”.
Nonostante le sciabolate incassate rimane pacato l’argomentare di Vittorio Di Trapani: “non sono interessato a proseguire una polemica alla quale stai dando un tono che rischia di ledere il bene prezioso dell’unità della categoria. Tralascio le offese personali su ciò che è all’altezza della storia dell’Usigrai. Trovo inappropriato richiamarsi a sentenze della giustizia amministrativa relative a categorie in nulla assimilabili alla nostra”.
Osserva ancora che: “stai legittimando ricorsi che – al di là della loro fondatezza che non rilevo in alcun modo – rischiano di rallentare, se non bloccare, il percorso di selezione e assunzione di giornalisti professionisti di una delle poche aziende editoriali che non riduce gli organici ma anzi li incrementa. Inoltre dovresti ben sapere che la legge istitutiva dell’Ordine non attribuisce all’Ente, men che meno al suo presidente, alcun ruolo nella contrattazione sindacale né nei criteri di reclutamento del personale. Per questo trovo molto preoccupante la tua affermazione di voler ‘avere relazioni dirette’ con l’azienda Rai”.
Chi mette definitivamente a sedere Verna è l’intervento della Fnsi. Il 6 settembre il segretario della Federazione della stampa Raffaele Lorusso invia una email di due pagine al numero uno dell’Ordine, a Di Trapani e, per conoscenza, alla Rai con una serie di richiami storici e politici. Dopo avere espresso totale adesione alle posizioni del segretario dell’Usigrai ricorda che “la funzione dell’Ordine non può essere quella di rappresentare sindacalmente la categoria. Una confusione di ruoli che non giova ai giornalisti tutti”. È poi particolarmente duro in merito alle tesi di Verna: “considero inaccettabile il riferimento a una presunta necessità di tutelare i colleghi che non si sono iscritti nell’elenco dei professionisti su richiesta dell’editore di turno. Argomentazioni di questo tipo sono fra le cause della devastazione del mercato del lavoro. I ricatti degli editori vanno sempre respinti e non subiti in silenzio”.
E chiude con una severa reprimenda sull’attività di Verna: “Su questo come su altri aspetti purtroppo non si registra alcuna presa di posizione del nostro Ordine che, a differenza di altri Ordini, non ha mai preso in

Matteo Salvini e Felice Ventura

considerazione la possibilità di sanzionare la concorrenza sleale tra gli iscritti all’albo”.
Il presidente dell’Ordine capisce che ha toppato e l’undici settembre fa una clamorosa marcia indietro nella replica al segretario della Fnsi: “prendo atto di alcune
diverse opinioni che abbiamo” e “ti rappresento che la Rai ha risposto con cortesia attenendosi nella sua declinatoria a questioni giuridiche su cui al momento, pur essendocene i presupposti, non riteniamo a salvaguardia dell’iniziativa concorsuale e delle aspettative di tanti colleghi di avanzare obiezioni”.
Lorusso non si accontenta della retromarcia e bacchetta con durezza Verna: “trovo alquanto singolare il tentativo di derubricare a diversità di opinioni quello che è invece un attacco chiaro e deliberato al ruolo, alle competenze e alla funzione del sindacato. Nel caso non te ne fossi reso conto – ma ne dubito – i toni e il contenuto della tua lettera inviata all’Usigrai e alla Rai del 3 settembre segnano il punto di non ritorno. Ti comunico, infine, che non risponderò più ad eventuali tue lettere sia perché ritengo più che esaustive le argomentazioni del segretario e dell’esecutivo dell’Usigrai sia perché, dopo la citata tua lettera del 3 settembre considero preclusa qualsiasi possibilità di confronto politico”.
Definitive le parole di Lorusso ma la pietra tombale sulla ‘sconsiderata’ polemica sollevata da Verna arriva da Assisi dove il 2 e il 3 ottobre si sono riuniti i comitati di redazione e i fiduciari della Rai. Con un documento approvato dalla stragrande maggioranza dei sindacalisti presenti, con due contrari e cinque astenuti (tra questi i ‘napoletani’ Vincenzo Perone e Guido Pocobelli Ragosta) viene espressa “netta censura per il comportamento del presidente del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna nella vicenda della selezione di novanta giornalisti del servizio pubblico”. L’assemblea, dopo aver ribadito la presa di distanza dal presidente dell’Ordine per la sua “entrata a gamba tesa”, “esprime sconcerto per i contenuti delle lettere indirizzate alla Rai e all’Usigrai e nello spirito di collaborazione tra gli enti di categoria che ha sempre animato il sindacato delle giornaliste e dei giornalisti della Rai” chiede a Verna di ritirare le lettere.    
Il presidente dell’Ordine è probabilmente convinto che la platea dei pubblicisti sarà elemento decisivo nella battaglia per la rielezione nell’ottobre del 2020 ma se la sua strategia non sarà coronata da successo potrà riflettere sul fatto che la eventuale sconfitta è partita dall’assemblea dei sindacalisti Rai riuniti ad Assisi.