Sciaboletta era il soprannome ironico e feroce che era stato coniato per il re Vittorio Emanuele III, nel 1900 succeduto al padre Umberto I e che era alto poco più di un metro e mezzo. Sciaboletta, lo chiamavano gli oppositori della monarchia, perché si raccontava che la spada del sovrano strisciasse a terra quando gli toccava indossarla nelle manifestazioni ufficiali e perciò era stato ritenuto opportuno, anzi necessario, forgiarne una di dimensioni più ridotte. Ma non solo: la voce popolare raccontava che per questa ragione era stata abbassata anche la misura dell'altezza minima per i giovani chiamati alle armi: giacché il re era alto un metro e 53 centimetri anche i giovani chiamati a prestare servizio per la Patria potevano essere abili e arruolabili se appena appena avessero raggiunto quella altezza minima che venne stabilita da un regio decreto.
Su Wikipedia ci siamo un po' informati e abbiamo scoperto che la regina Elena, nata in Montenegro e moglie del re, era alta un metro e ottanta centimetri: ma qui nessun decreto poté opporsi alla ragion di Stato e alle alleanze strategiche decise dalla regina Margherita, madre di Sciaboletta e ispiratrice della omonima pizza, e Francesco Crispi, presidente del consiglio dell'epoca. Direte: la stai prendendo da lontano, dove vuoi arrivare? In realtà è vero, ma vi stiamo intrattenendo soltanto perché "entro Natale il rientro della salma di Vittorio Emanuele III da Alessandria d'Egitto".
Il re morì in esilio in Egitto nel 1947 e lì fu inumato nella cattedrale di santa Caterina, mentre la regina Elena dopo la scomparsa di Sciaboletta andò a vivere in Francia, a Montpellier, dove morì di cancro nel 1952.
Nei giorni scorsi la salma di Elena del Montenegro è tornata in Italia e riposa nel santuario di Vicoforte in provincia di Cuneo. Dopo pochi giorni è toccato al re esule far ritorno in Italia. E non potevano mancare le polemiche. Ma monarchici o anarchici ne hanno scritto tutti i giornali, naturalmente anche il Messaggero e, in sinergia, il Mattino (Torna la salma di Vittorio Emanuele III/ il re pavido che si consegnò al
fascismo). Il resoconto per i quotidiani del gruppo Caltagirone è affidato al cronista romano Marco Ventura, che mentre giornali on line e televisioni raccontano e fanno vedere immagini dell'arrivo, della cerimonia, delle parole dell'ormai traballante nipote Vittorio Emanuele, figlio del "re di maggio" Umberto II, del Pantheon negato, e del pronipote Emanuele Filiberto che comincia a fare i capelli grigi, lui, Ventura, il 17 dicembre ci informa convinto e rassicurante che "la salma di Vittorio Emanuele III sta tornando in Italia e sarà qui entro Natale".
Perciò l'abbiamo presa alla lontana, per ingannare il tempo: per Natale il re sarà qui, per Natale: come i vermicelli a vongole, come il capitone, come la scadenza del mutuo. E noi lo aspettiamo, assieme a Marco Ventura, sgranocchiando un roccocò. |