Cormezz, capovolte
le parole del questore

IL 20 GIUGNO viene diffusa da un'associazione contro gli abusi della polizia la notizia che uno degli agenti che la scorsa settimana fermarono tre attivisti del centro sociale 'Insurgencia' in piazza Bellini sul suo profilo Facebook auspicava la morte di Carola Rackete (“per me non andrebbe neanche indagata. Semplicemente legata con una pietra al piede e calata a mare”) e mostrava scritte inneggianti al duce.
Il questore di Napoli Alessandro Giuliano interviene in maniera rapida e ferma e parla di “post inaccettabili”, censura il comportamento del

poliziotto, preannuncia un’azione disciplinare.
E aggiunge: “su questo versante non faremo sconti a nessuno”.
Il 21 giugno il Mattino con Valentino Di Giacomo e Repubblica Napoli con Irene De Arcangelis riportano con obiettività la

Vincenzo Esposito e Alessandro Giuliano

vicenda e le dichiarazioni di Giuliano. Il titolo del Mattino è: “Post giustizialisti di un agente / Il Questore: sono inaccettabili”. Sulla stessa lunghezza d’onda Repubblica Napoli: “Quell’agente di piazza Bellini augurò la morte a Carola Rackete”.
Il Corriere del Mezzogiorno fa una scelta diversa. Innanzitutto minimizza l’episodio a cui riserva un richiamo in prima e un titoletto all’interno con una breve affidata al vice redattore capo vicario Vincenzo Esposito. Già in prima esordisce con una perla scrivendo di “un intervento del questore in difesa dei suoi uomini” che, come abbiamo letto, è soltanto una mezza verità perché Giuliano ha anche criticato aspramente il poliziotto “giustizialista”. La cronaca precipita in seconda con un titolo “Post contro gli agenti” che ribalta i fatti e su questa linea continua nelle quaranta righe del servizio.
Restano due questioni da capire. La prima. Questa scelta di capovolgere quanto accaduto è farina esclusiva del vice redattore capo o è una scelta concordata con il direttore Enzo D’Errico e con il redattore capo Paolo Grassi. Nel primo caso restano due ipotesi: o Esposito non ha capito la notizia, o l'ha occultata. Sinceramente non so quale sia la più grave.

Edmondo Delfino