Attacco scomposto finisce nel silenzio

Finisce nel silenzio la polemica contro i due sindaci (revisori dei conti) dell'Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti), Franco Abruzzo e Pierluigi Roesler Franz, nata con una lettera sottoscritta da 41 consiglieri generali dell'Inpgi e indirizzata al presidente del collegio sindacale Paolo Reboani.
Le firme (in stampatello) erano 42 (su 65 componenti del Consiglio generale, tra eletti e di diritto) ma Simona Poli, eletta in Toscana, indicata come firmataria, si è dissociata dicendo di non aver mai aderito, e neanche di conoscere il testo della missiva in questione. 
La lettera, che mirava a togliere legittimità ad Abruzzo e a Roesler Franz, sostenendo che interpretano in maniera non tecnica ma ‘politica’ il loro ruolo di revisori, era inviata a Reboani, scelto (così è stabilito dallo statuto Inpgi) dal ministero del Lavoro come presidente del collegio sindacale. Abruzzo e Franz, invece, sono giornalisti che sono stati eletti dai colleghi espressamente per il ruolo di revisori dei conti.
I firmatari parlano di "continui assalti portati alla credibilità dell'Inpgi dai colleghi Franco Abruzzo e Pierluigi Roesler Franz" che "stanno gravemente danneggiando gli interessi di tutti i giornalisti italiani. Abruzzo e Franz non esitano infatti a denigrare e insultare l'Istituto e chi ne fa parte attraverso social network, blog ed e mail circolari: da qui il forte senso di disagio ed impotenza istituzionale provato anche dai Consiglieri generali dell'Istituto". 
La lettera è sottoscritta anche dalla presidente Marina Macelloni, dal vicepresidente Giuseppe Gulletta, oltre che dal segretario generale della Fnsi (Federazione nazionale della stampa) Raffaele Lorusso. Quindi è essa stessa una lettera ‘politica’, che compatta quella che nelle votazioni all'Inpgi è la maggioranza che ha scelto otto su dieci rappresentanti dell'Inpgi gestione principale nel consiglio d'amministrazione. Abruzzo e Franz si sono schierati da tempo pubblicamente contro il prelievo forzoso sulle pensioni giudicandolo illegittimo, libera opinione che non interferisce sul loro ruolo di revisori, ma che è in conflitto con la linea Fnsi-Macelloni.
La lettera dei 41 viene resa pubblica dal sito dell'Ungp, Unione giornalisti pensionati. Poi escono atti d'accusa da più parti, rilanciati da alcune Associazioni regionali di Stampa, come quella del Trentino Alto Adige. Ed è questa a diffondere l'intervento datato 16 febbraio di Giuseppe Marzano, componente del cda e quindi dall'Inpgi retribuito mensilmente, che nell'accusare Abruzzo dichiara di avergli chiesto invano di non ricevere più le mail del suo notiziario quotidiano: affermazione singolare, considerando che al di là delle opinioni le mail di Abruzzo, per un amministratore dell'Inpgi, sono anche uno strumento di lavoro. Marzano, nel suo testo, fa riferimento anche a una "nota con cui il 12 febbraio, lamentando i tempi lunghi di valutazione da parte dei ministeri vigilanti della riforma previdenziale approvata a fine settembre 2016 dal cda, Abruzzo offre un’indiscrezione chiedendo: <Saltano le clausole di salvaguardia?> Ora, o il sindaco ha elementi certi per porre questa domanda e, allora, bene farebbe a riferirli al collegio sindacale, oppure tira a indovinare così contribuendo a diffondere quei <nervosismi, ansia, malessere> nelle redazioni e tra i giornalisti che lui attribuisce ai presunti ritardi ministeriali".
Poi, nei fatti, la riforma è stata autorizzata dai ministeri a fine febbraio, lasciando sospese proprio le clausole di salvaguardia, che hanno avuto il via libera due mesi dopo, confermando così la fondatezza dei timori di Abruzzo.
Franz dal canto suo ha replicato indignato alle accuse, sostenendo tra l'altro che nella lettera a Reboani gli è stata attribuito come opera sua un testo redazionale del sito Blitzquotidiano. Testo che conteneva un'anticipazione sulla riforma Inpgi prima dell'approvazione del cda, e cioè che sarebbe stato proposto un prelievo ai giornalisti pensionati (un "contributo di solidarietà"). Ma questo in ogni caso non era certo un segreto del cda e dei Sindaci: era presente già nel progetto precedente di riforma, ed era noto che - dopo la bocciatura dei ministeri vigilanti - sarebbe stato riproposto con qualche accorgimento.
Linguaggio duro sui blog, ma nel luogo che sarebbe deputato a parlarne, il consiglio generale dell'istituto, scende il silenzio. Nella prima riunione successiva alla lettera, il 27 aprile, solo Fabio Morabito, consigliere eletto a Roma, interviene sul caso, solidarizzando con Abruzzo e Franz e rilevando la scorrettezza dei misteriosi promotori della lettera, che non ne hanno neanche inviato copia ai due interessati. "A danneggiare l'immagine dell'istituto - sostiene Morabito - è proprio questa iniziativa che mira a delegittimare i controllori". 
Nessuno replica, tranne incidentalmente Paolo Serventi Longhi, ex segretario della Fnsi e componente del cda, che sfuma la polemica. Ma i toni in consiglio generale si riaccendono in chiusura di riunione su due indiscrezioni rivelate da Daniela Stigliano, eletta a Milano. Si tratta dell'assunzione di Barbara Millucci, con contratto a termine, all'ufficio stampa dell'Istituto mai annunciata (quando in tanti hanno invocato il blocco del turn over in presenza di conti drammatici), e di smartphone forniti ai componenti del cda (presidente, due vice e tredici consiglieri) che ne hanno fatto richiesta. La direttrice dell'Istituto Mimma Iorio conferma le notizie e c'è sorpresa in sala perché neanche la commissione personale era stata avvisata, ma la riunione viene sciolta perché troppi sono andati via e non c'è più il numero legale.

Filippo Minerva

 
Franco Abruzzo
Pierluigi Roesler Franz
Paolo Reboani
Simona Poli
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Giuseppe Gulletta
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Paolo Serventi Longhi
Daniela Stigliano
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