Tra Pezzella e Bocchino match
giudiziario, editoriale, politico

ENTRA IN UNA fase caldissima il match tra due deputati, ex compagni di partito: da un lato Antonio Pezzella, napoletano di Frattamaggiore, sessant’anni da compiere a gennaio, laurea in Economia e commercio, ex presidente di Poste Vita spa, a Montecitorio da due legislature, prima con An ora con La Destra, la formazione politica fatta nascere nel luglio scorso da Francesco Storace, che al gruppo della Camera conta, con Pezzella, Teodoro Buontempo, Daniela Santanchè e Roberto Salerno; dall’altra

Italo Bocchino, radici casertane, quarant’anni, geometra e giornalista, eletto per la prima volta alla Camera nel ’96, patron del quotidiano Roma. Per ricostruire la vicenda bisogna risalire a più di dieci anni fa, alla nascita, 12 ottobre 1996, e ai primi vagiti del Roma


Daniela Santanchè (*) e Giuseppe Tatarella

di Pinuccio Tatarella: partenza incerta, formazione poco rodata e grande bisogno di soldi. Un bel po’, alcune centinaia di milioni di lire, li caccia Antonio Pezzella, interessato a partecipare all’avventura editoriale da socio, e riceve dalla Editrice Roma spa delle cambiali.
Passano gli anni, i soldi non tornano e Pezzella perde la pazienza: nel 2001 i suoi legali chiedono un decreto ingiuntivo e nel giro di pochi mesi i giudici della capitale gli riconoscono il diritto al credito; segue la fase degli atti di precetto, che in diversi casi vanno a vuoto. Nel settembre 2007 l’avvocato di Pezzella, Sosio Costanzo, insieme ai legali romani dello studio Sciuto, ottiene il pignoramento dei beni della sede capitolina del Roma, al corso Vittorio Emanuele. A novembre viene presentata l’istanza per la vendita dei beni e ora toccherà al giudice disegnare il percorso che porterà all’asta per incassare i 98mila euro che spettano al deputato della Destra.

(*) Da www.giugioni.ilcannocchiale.it