Lo scoop transitivo

Mai sentito parlare dello scoop transitivo? Se A è uguale a B, e B è uguale a C, A è uguale a C. Esso rappresenta una delle più suggestive applicazioni della teoria di villaggio globale e di nuovo giornalismo. È una storia che promette scenari straordinari e stimolanti per quanti sono ancora attratti dalle sirene del tesserino amaranto (parafrasando Paolo Conte: …ma col tesserino amaranto si sta che è un incanto…”). Sullo scoop transitivo, e sul prestigio che ne consegue, si stanno fiondando in tanti, e sarà uno scontro frontale esclusiva contro esclusiva.
Ci stiamo attrezzando anche noi, ma la nostra è una storia che parte da molto lontano, dalla Napoli milionaria.
A Pasqua, quando zio Carmine faceva la pastiera, si fermavano gli orologi. Per tutti i vicoli del quartiere San Lorenzo si spandeva l’odore del grano, dell’acqua di millefiori, dei canditi che usciva come una sirena ammaliatrice dal suo laboratorio di pasticceria: era una festa che preannunciava la festa. Quasi ti bastava mettere il naso vicino a un muro di tufo dei Decumani e ti sentivi già sazio. E i babà, e le sfogliatelle…che ne parliamo a fare. Ma erano altri tempi. Tempi di miseria, di ristrettezze. I dolci si mangiavano a Natale e a Pasqua: e non c’era bisogno del calendario. Bastava avere un naso fino e sapevi che mese era. Dopoguerra, tempi di sacrifici. Il Rinascimento di Bassolino e i berluscones erano ancora lontani.
E allora zio Carmine chiuse la bottega, mise in valigia moglie figli e sogni e se ne andò a cercare fortuna in America. E la trovò: e oggi la pastiera di suo figlio James (si chiama Giacomo, come la buonanima del nonno) fa fermare gli orologi, da New York a Washington. Compresi quelli che stanno nella Casa Bianca, perché James è il fornitore ufficiale di dolci per Bush, che per una testa di moro bombarderebbe Teheran (lo ha già fatto per recuperare una torta caprese che Saddam Hussein nascondeva in un deposito, dove per non dare nell’occhio aveva fatto mettere il cartello Armi Nucleari).
Uno chiede: ma questo dove vuole andare a parare? Risposta: a un’intervista esclusiva con George W. Jr, con contorno di dichiarazione di Condoleezza Rice (spesso cenano insieme).
Come? L’idea fulminante (telefono a James, gli suggerisco un paio di domandine pepate per George e maliziosette per Condoleeza, e quei due davanti a qualche palla di profiteroles si venderebbero pure l’anima se ce l’avessero) mi è venuta leggendo Il Mattino del 9 novembre, dove nella prima della cronaca viene giustamente “strillata” un’intervista a Cutolo che l’inviata Daniela De Crescenzo non ha mai realizzato.
Nel senso che nel carcere di Terni, dove sono rinchiusi i morti viventi del 41 bis, è entrato Tommaso Pellegrino, parlamentare dei Verdi e segretario dell'Antimafia, che ha visitato in cella il vecchio camorrista di Ottaviano (a cui si possono ascrivere un migliaio di morti ammazzati, mitra più bomba meno) per verificare le condizioni dei detenuti sottoposti al regime di 41 bis (zero contatti con l’esterno, zero contatti con gli altri detenuti, zero possibilità di cucinare da soli, zero di tutto, per dare modo di chiedersi, nel caso di Cutolo, il perché di quel migliaio di cadaveri). E oltre il muro di cinta stazionava De Crescenzo, che precedentemente aveva affidato a Pellegrino un epocale elenco di domande (come si vive in carcere?, è pentito?, cosa desidera ancora dalla vita?). All’inviata de Il Mattino il deputato ha raccontato come era andato il colloquio. E De Crescenzo ha costruito l’intervista esclusiva su una poltroncina girevole in via Chiatamone.
L’indomani sono arrivate le proteste dei familiari di quei mille morti ammazzati. Nessuna pietà per Cutolo, e soprattutto nessun perdono. Tra i protestanti si è inserito anche Ettore Ferrara, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha voluto fare le pulci allo scoop della De Crescenzo. “Pretesa intervista”, ha detto, “notizia comunicata non correttamente”, “autorizzazione non concessa”, “notizia lesiva per il Dap”, “resoconto di un colloquio avuto dal detenuto con un parlamentare…mediante il quale sono state aggirate le regole penitenziarie”.
E come se non bastasse uno stizzito Ferrara dice che la puntualizzazione è doverosa per rispetto ai familiari delle vittime che, evidentemente, restano perplessi al pensiero che uno può entrare in un carcere e fare quattro chiacchiere con Cutolo.
Vigorosa e rigorosa la replica dal Chiatamone, permeata di quel palpabile senso di superiorità intellettuale e morale che fatica a scendere tra le miserie degli umani. “Apprezziamo lo sforzo del capo del Dap di difendere l’immagine dell’Amministrazione penitenziaria – recitano in coro gli uomini di Orfeo, mentre li sovrasta l’immagine curiale e benedicente del direttore enfant prodige - …ma quella è proprio un’intervista, fatta da una brava giornalista.” Ed è bene che si sappia, come giustamente ricorda la puntualizzazione del Mattino, che nel dna dei Caltagirone boys è insita “la trasparenza con i lettori”. E se avete dubbi consultate gli articoli riguardanti l’inchiesta Unipol- Bnl.

Hans Schnier
(*) Le foto di Bush, Rice e Hussein sono tratte da www.doxaliber.it, www.usatoday.com e sblogghiamo.wordpress.com
 
Paolo Conte
Antonio Bassolino
George W. Bush (*)
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