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Un esordio fragoroso
per il Fatto Quotidiano
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NELL’AGOSTO DEL 2008 ha lasciato la direzione dell’Unità a Conchita De Gregorio (“mi hanno accompagnato alla porta”); il 23 settembre è tornato in edicola con un nuovo giornale, ‘il Fatto Quotidiano’, che ha avuto un esordio fragoroso: le centomila copie tirate sono state vendute per il 91,7 per cento, con esaurito già in mattinata nelle piazze principali e piccole note dolenti soltanto a Napoli e in Calabria. Un successo imprevisto affrontato nei |
giorni successivi con il raddoppio della tiratura.
A sessantatre anni, compiuti a giugno, Antonio Padellaro (ex Ansa, capo della sede romana del Corriere della sera, all’Espresso da vice direttore e dal 2001 all’Unità in tandem con il direttore Furio Colombo) |

Antonio Padellaro e Giorgio Poidomani |
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parte con il piede giustoper un sfida che si presenta molto difficile per almeno due motivi: la crisi dei quotidiani, aggravata dal crollo della raccolta pubblicitaria; la rinunzia programmatica ai contributi pubblici.
A un giornale “senza padroni” Padellaro ha lavorato per molti mesi. Ha cominciato coinvolgendo nell’iniziativa Marco Travaglio e Peter Gomez, la coppia che in libreria ha venduto centinaia di migliaia di copie con le varie puntate della Berlusconeide, e Furio Colombo, ai quali si sono via via aggiunti, tra gli altri, i giornalisti Sandra Amurri, Oliviero Beha, Maurizio Chierici, Massimo Fini, Luca Telese e Bruno Tinti, ex procuratore aggiunto della procura di Torino.
Il secondo passo di Padellaro è stato trovare un’autista per l’azienda giornale, operazione riuscita coinvolgendo nell’iniziativa Giorgio Poidomani, ex amministratore dell’Unità e ora presidente e amministratore delegato della società Il Fatto spa. In estate è partita la fase tre con un tour per l’Italia del direttore e di Travaglio e una martellante campagna di promozione in rete, grazie anche al sito www.antefatto.it (mentre il varo del Fatto su internet è annunciato per dicembre). Il
risultato dell’azione combinata è stato una raccolta abbonamenti che al 23 settembre ha raggiunto quota 29mila, interamente pagati.
Il Fatto costa 1,20 euro, ha un formato tabloid (31x45), redazione a Roma e
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Sandra Amurri e Marco Travaglio
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tipografia a Roma e Milano; la raccolta pubblicitaria affidata alla Poster, l’agenzia che si occupa anche del ‘manifesto’. Sul versante diffusione, per evitare gli sprechi di rese altissime, è stata decisa una partenza concentrata sui capoluoghi (in Campania Napoli e |
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Salerno) e sui centri principali, con una copertura del 40 per cento della rete, 15mila edicole su un totale nazionale di 38mila. Vediamo ora l’assetto societario di un giornale “senza padroni”. La spa ha un capitale di 600mila euro; il 67 per cento, con quote da centomila euro, è coperto da quattro imprenditori: Francesco Aliberti, piccolo editore di Reggio Emilia; Luca D’Aprile, marchigiano di Fermo, commercialista; Lorenzo Fazio, direttore editoriale e socio della casa editrice Chiarelettere; Cinzia Monteverde, che lavora nel campo delle pubbliche relazioni. Il rimanente 33 per cento (200mila euro) è diviso tra tre soci: Padellaro con centomila euro, Tinti e Travaglio con quote da 50mila. È poi previsto un allargamento ai soci lettori realizzabile soltanto dopo aver superato una serie di adempimenti complessi previsti dalla Consob. Intanto per statuto mutamenti che incidono sulla direzione e sulla linea editoriale possono essere approvati soltanto con una maggioranza superiore al 70 per cento.
La redazione è formata da sedici giornalisti contrattualizzati: accanto al direttore i redattori capo Nuccio Ciconte, ex Unità, e Vitantonio Lopez, ex vice direttore dell’Ansa, gli inviati Peter Gomez, Marco Lillo e Luca Telese, l’articolo 1 Silvia Truzzi, gli articoli 2 Sandra Amurri e Antonio Massari, e i contratti annuali Elisa Battistini, Stefano Citati, Silvia D’Onghia, Stefano Feltri, Alessandro Ferrucci, Wanda Marra e Malcom Pagani. Le realtà regionali verranno coperte dai collaboratori; per la Campania il terminale è |
Vincenzo Iurillo.
Il punto ora è: quanto ossigeno ha il giornale? Poidomani è prudente e tranquillo. “Abbiamo costi fissi per due milioni e mezzo di euro, - dichiara a Iustitia - di cui due milioni e cento per il personale; dobbiamo poi aggiungere stampa e distribuzione. |

Furio Colombo e Peter Gomez (*) |
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Con il numero di abbonamenti già chiusi siamo al pareggio con un venduto di 5.500 copie e pubblicità zero. Per sapere dove ci assesteremo con le vendite è necessario aspettare tre settimane. Intanto è partita bene la pubblicità: abbiamo previsto entrate per 450mila euro nell’arco di un anno, ma vendite più alte avranno riflessi molto positivi sugli introiti pubblicitari”.
Il carburante dell’iniziativa sono però le entrate degli abbonamenti; il costo è duecentoventi euro per l’abbonamento postale e cento euro per l’on line, fino al 15 ottobre; dopo l’importo sarà forse leggermente aumentato. “Il 38 per cento degli abbonati utilizza il servizio postale, – spiega Poidomani – mentre il 62 per cento è on line, un primato assoluto per la stampa italiana. Qualcuno mi ha chiesto: a chi toglierete lettori? Ho risposto che Il Fatto è un quotidiano che va dove gli altri non vanno. E la conferma arriva dall’analisi degli abbonati: il 32 per cento sono donne, il 68 per cento giovani sotto i trent’anni, la maggior parte dei quali non va in edicola a comprare un quotidiano”. |
(*) Da digilander.libero.it |
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