Garante, Corbi
subentra a Ottone

IL MIO IMPEGNO CON I LETTORI
Repubblica — 19 febbraio 1993   pagina 12   sezione: COMMENTI

PIERO OTTONE, al quale va il mio saluto, ha cercato di chiarire in numerosi articoli cosa è, e cosa non può essere, il Garante del lettore di un giornale come "la Repubblica". Egli ci ha spiegato che questa figura è del tutto inedita nel nostro panorama editoriale. E che la materia è molto vasta, dai confini indefiniti, e non regolamentata da nessun codice. L' esperienza del Garante del lettore di "Repubblica" nei due primi anni di attività è però servita a precisare alcuni punti essenziali. Il primo è che il Garante deve guardarsi dall' intervenire in tutte le questioni suscettibili di una eventuale azione giudiziaria. Non è compito del Garante, infatti, quello di sostituirsi ai giudici, né tanto meno di comminare nei confronti dei giornalisti censure e condanne che, oltre tutto, potrebbero risultare pregiudizievoli in sede di giudizio. Il secondo punto, che sarebbe quasi superfluo sottolineare, è che il Garante del lettore deve stare ben attento a non interferire in alcun modo, con le sue iniziative, nella linea politica del giornale. Fissati questi punti qualcuno, con qualche fondamento, potrà obiettare che in questo modo la funzione del Garante rischia di assomigliare a quella di un parafulmine, di un collettore nel quale finirebbero per confluire quasi soltanto le lagnanze e le critiche dei lettori su questo o quell' articolo e, più in generale, sulla fattura del giornale. Che fare? Come impedire che la figura del Garante sia soltanto un prestigioso fiore all' occhiello? L' esperienza fin qui fatta dimostra che è opportuno non discostarsi dal Patto sui diritti e sui doveri dei giornalisti concordato - il 5 dicembre 1990 - tra l' Editore e il Comitato di redazione di "Repubblica". Esso stabiliva, è bene ricordarlo, che al Garante "possono fare appello i lettori che ritenessero violati il rispetto della sfera privata delle persone; della presunzione d' innocenza; di razza, colore della pelle e religione, se ad essi fosse fatto riferimento senza motivo di pubblico interesse...". Si tratta, come ognuno può constatare, di argomenti delicatissimi che coinvolgono questioni deontologiche vitali e la credibilità stessa del giornale, cioè del bene essenziale a disposizione degli uomini che lavorano nel mondo dell' informazione. Sono problemi d' interesse generale che c' interessano, e ci inquietano, oggi molto più di ieri. Come ha recentemente scritto "Le Monde" in un preoccupato articolo "informare non è né un' arte, né un apostolato, né una scienza esatta. E' un mestiere che ha più a che fare, in molti casi, con l' artigianato e con le scienze umane". Ma, aggiungevano opportunamente i nostri confratelli francesi, il mestiere del giornalista può e deve diventare quello di un combattente quando siano lesi o messi in pericolo gli interessi vitali della convivenza democratica. Fare in modo che questo nostro mestiere sia esercitato nel modo più leale e cristallino è questione che riguarda da vicino i lettori di "Repubblica" e, per quanto gli sarà possibile, il loro Garante. - di GIANNI CORBI