Viva l'Italia

L’Italia s’è desta, fratelli, ma in compenso si è addormentata la redazione del Tgr Campania: effetto collaterale del turbamento del responsabile Massimo Milone, che, finché non si è convinto che il giornale fondato da Gramsci non c’entrava nulla, era riluttante a dare tanto spazio alla Festa dell’Unità.
Il 16 marzo, nel tg della sera, un servizio di Vincenzo Perone su Garibaldi, grondante gerundi e patriottismo, sferra la prima stoccata revisionista: “accettando con quel riverente ‘Obbedisco’ al sovrano savoiardo, pronunciato a Teano, di non compromettere le conquiste fin lì ottenute”.
Siamo alla fantastoria: “Obbedisco” è il testo del telegramma con cui nel 1866, all’epilogo della Terza guerra d’Indipendenza contro l’impero austro-ungarico, Garibaldi fermò i suoi uomini che muovevano verso Trento perché ormai Vittorio Emanuele II aveva firmato l’armistizio di Cormons. Siamo sei anni e 750 chilometri dopo Teano: le camicie rosse di via Marconi hanno indossato l’elmo di Scipio al contrario e hanno cominciato a brancolare nel buio della Storia, senza neanche l’aiuto di un Bignami.

Ma già nella prima edizione, alle 14, era stato dato il primo colpo. Nicola Muccillo, titolare della rubrica “Antichi sapori”, mette momentaneamente da parte Falanghina e cicoria saltata e ci spiega come alcuni princìpi della Costituzione italiana siano rintracciabili in quelli della Repubblica partenopea del 1799. “Napoleone stava per conquistare il Regno delle Due Sicilie mentre Francesco II di Borbone abbandonava Napoli”, dice, e a sostegno e conferma della visione compare un ritratto di quel re, che però sarebbe nato solo nel 1836: il sovrano in questione era Ferdinando IV. Ma è comprensibile come, per chi passa tanto tempo in cucina, la frittata sia sempre dietro l’angolo.
Naturalmente, non sono arrivate rettifiche. Se qualche suo cronista avesse detto che Stefano Caldoro è il presidente della Provincia, che Crescenzio Sepe è il vescovo di Salerno, che Marco Salvatore è un ingegnere, che Lucio D’Alessandro è il prorettore dell’Università Parthenope, Milone avrebbe fatto fuoco e fiamme. Ma non perché tenga più a loro che ai personaggi storici: più semplicemente, sa chi sono.

(*) Da internazionalesocialista.forumfree.net
(**) Da www.difesa.it
(***) Da www.fmboschetto.it
 
Massimo Milone
Antonio Gramsci (*)
Giuseppe Garibaldi (**)
Francesco II (***)
Crescenzio Sepe