Gazzetta di Caserta,
quotidiano a due cilindri

IN TERRA DI LAVORO si sperimentano i quotidiani di domani. Il prototipo è la Gazzetta di Caserta che in redazione ha soltanto due persone: un giornalista professionista, Alessandro Ceci, e un grafico di origini libanesi, Boutros Naaman. I collaboratori mandano da casa i servizi o le pagine che poi vengono sistemate in qualche modo prima di andare in edicola. Ed è un lavoro titanico se si pensa che non funzionano neanche i telefoni come sperimenta chi chiama in redazione e ascolta una registrazione: “numero

momentaneamente non accessibile”.
Con queste risorse tutti i giorni va in edicola un giornale di ventiquattro pagine con formato tabloid ridotto, stampate alla tipografia Offset Meridionale, che viene venduto a un euro, lo stesso prezzo di Cronache di Caserta, mentre il Mattino in Terra di lavoro costa ottanta centesimi.
Alla Gazzetta anche la figura del direttore è stata di fatto abolita: il pubblicista Maurizio Pontillo, presente in gerenza,

Mario Zannone

ma non in redazione, firma il giornale dai primi giorni di ottobre quando è subentrato al pubblicista Mario Zannone, per una decisione, diciamo così, della magistratura. Il 9 ottobre infatti Zannone, quarantotto anni di Falciano del Massico, insegnante in un istituto tecnico di Mondragone, è stato arrestato per “atti persecutori nei confronti del coniuge separato” che andavano avanti dal dicembre 2013; ed è tuttora agli arresti domiciliari. Per lui quindi, come previsto dalla legge, è scattata l’immediata sospensione dall’albo.
Il regista di questa organizzazione editoriale è Gaetano Peluso dominus della Gazzetta in tandem per anni con il giornalista Pasquale Clemente che una quindicina di anni fa l’ha fondata e diretta e oggi firma il Roma come direttore responsabile. Nella primavera del 2013 Clemente è andato via chiedendo a Peluso il pagamento della sua quota societaria e degli stipendi arretrati. Non li ha avuti ed ora la questione verrà risolta dagli avvocati.
Dopo l’uscita di Clemente è subentrato come socio Pasquale Capriglione, che gestisce una serie di cooperative sociali, mentre amministratore della Egq,

Pasquale Clemente

la società cooperativa che edita il giornale, è il figlio di Peluso, Carlo.
Delle anomalie del quotidiano si è occupato l’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani, che nel gennaio scorso ha inviato due ispettori a Caserta. Sono rimasti al lavoro fino ad aprile, ma dopo sette mesi non ci sono ancora notizie dei risultati dell’ispezione.
Chi ha fatto emergere la gestione disinvolta della società, che per anni ha percepito

centinaia di migliaia di euro di finanziamenti pubblici, è stato il giornalista Giuseppe Bocchino che dopo avere chiesto il pagamento degli stipendi arretrati ha ricevuto prima un provvedimento disciplinare e nel dicembre 2014 una lettera di licenziamento.
Dopo il licenziamento – ricorda Bocchino – ho incaricato l’avvocato Luigi Passalacqua, un lavorista del foro di Roma, di citare in giudizio gli editori davanti ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ho anche presentato un esposto all’Inpgi e sollecitato l’intervento dell’Ordine nazionale, guidato da Enzo Iacopino, e dell’Ordine campano presieduto da Ottavio Lucarelli. L’Inpgi ha mandato gli ispettori; Iacopino e Lucarelli si stanno palleggiando un eventuale intervento”.
Intanto gli editori continuano a non pagare gli stipendi ai due superstiti che da soli mandano in edicola il giornale. Nella scorsa primavera fu necessario ricorrere all’ispettorato del lavoro per ottenere le retribuzioni arretrate; ora l’operazione andrà ripetuta perché i pagamenti sono fermi da sette mesi.