Gentile direttore,
ho letto l’accorata e, devo sottolineare, molto corretta lettera pubblicata da Iustitia a firma di Matteo Altieri, “padre di un ragazzo affetto da disturbi psichici e più volte ricoverato in regime di Tso (trattamento sanitario obbligatorio, ndr)”, genitore che è stato probabilmente turbato dalle inesatte ed approssimate notizie riportate da alcuni quotidiani, dal momento che si è diffusa la notizia della attivazione dell’aggiornamento professionale rivolto agli operatori del corpo di questa Polizia municipale in tema di Trattamento sanitario obbligatorio.
Prima di qualsiasi chiarimento ritengo necessario e doveroso precisare che tutte le iniziative adottate in questo campo dalla Polizia locale di Napoli hanno il solo ed unico scopo, come richiamato dallo stesso Matteo Altieri nella sua missiva, che “nessuno deve farsi male”. Soprattutto i soggetti più deboli. È quindi necessario esporre alcune precisazioni che, spero, tranquillizzino non solo il firmatario della lettera ma tutti i familiari di persone che si trovino nella medesima situazione.
All’indomani della tragedia di Torino del 5 agosto scorso ho ritenuto opportuno, in considerazione dell’importanza di siffatte procedure, istituire un corso di aggiornamento professionale per gli agenti e gli ufficiali del Corpo, volto all’acquisizione di approfondimenti di conoscenza e per l’adozione di un protocollo operativo per la corretta applicazione dell’intervento de quo. Ciò partendo dalla considerazione che trattandosi di attività che vanno comunque effettuate per legge è più ragionevole che vengano eseguiti da personale formato piuttosto che da operatori non pronti.
Tutto qua! Unico obiettivo è un lavoro fatto bene e in modo professionale, con regole certe ispirato al richiamato concetto “non deve farsi male nessuno”.
A tal proposito sottolineo, come tale percorso sia effettuato da nostro personale esperto che vanta numerose esperienze formative con le forze di polizia, forze armate e polizie locali, oltre alla collaborazione con il Ministero dell’Interno circa la realizzazione di un modulo specifico sulle procedure Aso (Accertamento sanitario obbligatorio, ndr) e Tso nel progetto Sisfor (piattaforma strutturata per la formazione di tutte le forze dell’ordine e polizie locali italiane).
Al fine di rassicurare ulteriormente, preciso che accanto alla formazione del personale sono state attivate le procedure per pervenire (una data prevista è slittata altrimenti già si sarebbe adempiuto) alla sottoscrizione di un protocollo utilizzato dalla Polizia locale di Napoli, d’intesa con Dsm (Dipartimento di salute mentale, ndr) di Napoli, Giudice tutelare, Asl Napoli, Protezione civile e 118, che ha come primario obiettivo la tutela della salute del paziente, principio al quale i corsi formativi si ispirano.
In riferimento poi all’articolo apparso su La
Repubblica, giova rappresentare che i fatti e le circostanze citate sono completamente travisati nelle condizioni di tempo, di luogo e nei contenuti. Letto l’articolo ho infatti predisposto una immediata indagine interna per accertare eventuali violazioni da perseguire personalmente. I primi esiti hanno però accertato la piena sintonia dell’intervento tra gli operatori della Polizia municipale e il personale medico presente, le cui azioni hanno garantito l’incolumità del paziente stesso e dei sanitari.
Per quel che attiene ai cosiddetti dispositivi di protezione (nessuno spray urticante o altri prodotti particolarmente invasivi) la Polizia municipale di Napoli si è dotata di quelli che vengono indicati come “scudo” ma che in realtà sono solo cuscini imbottiti con membrana anti punteruolo e anti taglio, adottati da numerosi Corpi di Polizia locale in Italia, che nel proteggere l’operatore non rendono necessario bloccare i cittadini destinatari del trattamento con le mani, evitando quanto avvenuto in alcune delle diverse tragedie ricordare da Matteo Altieri.
Noi non dimentichiamo che è nostro preciso compito salvaguardare l’incolumità dei pazienti, dei sanitari impegnati ma anche dello stesso personale della polizia locale che interviene, qualora si trovino esposti a dei rischi derivanti da una conclamata e riscontrata pericolosità.
Infine in merito all’utilizzo delle manette di sicurezza, il corso di aggiornamento richiama spesso e sottolinea costantemente come il ricorso a tale strumento debba avvenire come extrema ratio al fine di contenere, per il tempo strettamente necessario, atteggiamenti auto ed etero lesionisti del paziente, e comunque dietro la continua supervisione e condivisione del personale medico presente durante tutte le fasi. Il protocollo adottato dunque, prevede la completa sinergia tra il personale medico e quello di polizia locale.
Il compito della Polizia locale sanitaria nell’esecuzione del provvedimento di Aso o Tso, lo ribadiamo, è esclusivamente quello di garantire tutti gli interessi in gioco nel modo più corretto e trasparente possibile. |