Intitolare lo scalone al marinaio fucilato

Vi sono argomenti dai quali alcuni giornalisti napoletani farebbero bene a tenersi alla larga per evitare figuracce. Se poi intorno all’errore si ha la pretesa di costruire anche un evento, la storia diventa una sorta di manifesto all'improvvisazione.
Come commentare diversamente la notizia apparsa il 15 settembre su Repubblica Napoli on line ripresa il 16 settembre dall'edizione regionale cartacea del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, che annunciava la prossima titolazione dello scalone dell'università Federico II al regista Nanni Loy.
Per quale motivo, vi starete chiedendo. Perché, scrive Paolo De Luca, "fu qui infatti che Loy ambientò una scena clou del suo "Le Quattro giornate di Napoli": la sequenza, una delle più dure e famose del film, descrive la morte del marinaio Andrea Mansi, giustiziato dalle truppe occupanti naziste il 12 settembre 1943 davanti alla popolazione napoletana, costretta ad assistere alla fucilazione e, addirittura, ad applaudire".
Che su quello scalone, il 12 settembre 1943, fu assassinato il marinaio Andrea Mansi, non ci piove. Quello che invece non è vero è che lo scalone fu utilizzato per ambientare alcune scene delle ‘Quattro giornate’ di Nanni Loy. La scena della fucilazione di Mansi fu infatti girata sullo scalone dell'Accademia di Belle Arti in via Vincenzo Bellini.
Con queste premesse credo che il rettore dell'ateneo federiciano, Gaetano Manfredi, avrà accolto con scarso entusiasmo la proposta di dedicare l'imponente scalone a un regista, anche se famoso, mentre sarebbe certo più corretto e più giusto intitolarlo al marinaio che su quelle scale fu vigliaccamente giustiziato.
Ricapitolando. Se Nanni Loy e il suo film sulle Quattro giornate di Napoli non c'entrano un fico secco con lo scalone della Federico II, qual è la notizia? Giriamo la domanda al responsabile della redazione napoletana di Repubblica Ottavio Ragone, al responsabile del sito web del quotidiano Giovanni Marino e, non da ultimi, ai tanti promotori dell'iniziativa. Tutti sprovveduti e ignoranti?

Norberto Pirro

 
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