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Giansoldati e Barbano,
‘parte’ il giudizio civile
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ENTRA NEL VIVO l'azione civile per il risarcimento danni nei confronti di Franca Giansoldati, vaticanista del Messaggero e collaboratrice del Mattino, dell’allora direttore del quotidiano napoletano Alessandro Barbano e dell’editore Francesco Gaetano Caltagirone.
I giudizi, in sede penale e in sede civile, sono stati promossi da Arturo Borrelli perché la vaticanista in un articolo del 17 febbraio del 2018, con ampio risalto in prima pagina e nella copertina del dorso della cronaca, |
riportava la storia di Borrelli che dai tredici ai sedici anni frequentando la scuola a Ponticelli, nell’area orientale di Napoli, era stato ripetutamente violentato dal suo insegnante di religione, don Silverio Mura.
Nel lungo servizio, e in prima, la cronista romana scriveva per ben sette volte il nome della vittima delle violenze, che da
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Alessandro Barbano |
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quando nel 2010 aveva deciso di denunciare gli abusi subìti utilizzava lo pseudonimo di Diego Esposito per tutelare la moglie e i figli. Poi nel giugno del 2018 Esposito perde Luigi, il suo secondogenito, vittima di un incidente stradale, che si vergognava delle violenze subìte dal padre. Decide quindi di cancellare lo pseudonimo e utilizzare il suo vero nome.
Torniamo alla diffamazione. Quello della Giansoldati è uno scivolone sorprendente e inspiegabile per una giornalista in genere prudente ma soprattutto è una violazione gravissima della privacy prevista come reato dalle norme che tutelano le vittime delle violenze.
Dopo venti giorni dalla pubblicazione dell’articolo Borrelli, insieme al penalista Gianfranco Iannone, ha presentato alla procura di Napoli la querela contro Franca Giansoldati. È poi partita l’azione civile, con l’assistenza dell’avvocato Carlo Grezio, anche nei confronti del |
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Gianfranco Iannone |
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direttore responsabile e dell’editore.
Si è ora conclusa la vicenda penale. In primo grado il 25 luglio del 2022 il giudice del tribunale di Napoli Amelia Primavera ha stabilito che la giornalista del Messaggero è colpevole di diffamazione perciò l’ha condannata a due mesi di reclusione, al |
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pagamento delle spese legali e “al risarcimento danni in favore di Arturo Borrelli da liquidarsi in separato giudizio”. Nello scorso luglio è arrivata anche la decisione della sesta sezione penale della Corte d’appello che ha dichiarato il reato prescritto ma ha confermato il diritto della vittima degli abusi al risarcimento. Saranno ora i giudici del tribunale civile a stabilire l’entità del risarcimento. |
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