Ritorno al Secolo

Caro Cozzolino,
Iustitia è un osservatorio riconosciuto del giornalismo e dei suoi interpreti. Pertanto chiedo la tua ospitalità per dare il bentornato a un collega. Devi sapere che nel 1996 mi ritrovai, per un bizzarro disegno del Destino, in uno studio di un palazzo romano, invitato, assieme a Marcello Curzio (ora a Canale 8), dall’onorevole Giuseppe Tatarella che aveva deciso di riesumare il Roma. Era il 26 luglio, giorno di Sant’Anna. Tra i partecipanti all’incontro c’era anche Italo Bocchino, scalpitante neo deputato allora 29enne.
Si, in qualche maniera ho contribuito a riaprire il giornale che fu di Achille Lauro ma non ne meno vanto. Anzi, per come sono poi andate le cose, chiedo le attenuanti generiche. Ora, se su Google digiti Italo ti vengono suggeriti tre personaggi: Balbo, Calvino, Svevo. Al massimo ti vengono indicate le biglietterie di  un treno veloce. Ma Bocchino ha fatto ugualmente la propria strada, più veloce dell’omonimo convoglio. Ha fatto strada in politica, nel palazzi romani, nel gossip che spesso si è occupato di lui.
Il vice presidente di Futuro e Libertà non è stato altrettanto fortunato come editore, o meglio non lo sono stati i giornalisti che lo hanno avuto come editore: il giornale annaspa ogni giorno un po’ di più e il Futuro non promette nulla di buono. Resta però la Libertà di cercarsi un altro posto di lavoro. Cosa che pare stia già facendo il “giapponese” Italo, stando a quanto scrisse alcuni mesi fa Il Fatto quotidiano in previsione di una trombatura elettorale. E adesso che, ahimè, la trombatura è arrivata, è pronto per lui un posto al Secolo d’Italia, da qualche mese non più in edicola ma solo consultabile via web: Bocchino tornerà, forse, nella redazione che lasciò nel ’96 per mettersi in aspettativa.
Un paracadute che non avrebbero redattori, impiegati e poligrafici del Roma che annaspa. Come non lo ebbero una decina tra redattori, corrispondenti, collaboratori e poligrafici del Roma che nel lontano novembre 2001 dovettero reinventarsi un lavoro e un’intera esistenza dopo essere stati licenziati per un beffardo gioco di scatole cinesi (la storia dei rami d’azienda…) in virtù del quale il Roma fu ceduto al Roma e la sede fu trasferita dal Chiatamone al Chiatamone. Con epiloghi spesso molto amari (pensa che alcuni non fanno più i giornalisti, altri per la disperazione sono diventati docenti in un liceo).
Auguri all’ex onorevole Bocchino, anzi ricordandolo a convegni e comizi in maniche di camicia american style mi verrebbe da dire welcome home. È un momento difficile, ma passerà. Gli è andata certamente molto meglio rispetto a quella decina di persone che il primo dicembre 2001 si svegliarono chiedendosi: E mo’ che faccio? e che ora, se non fossero preda del pudore dei sentimenti, sarebbero qui a partecipare al benvenuto.

Sergio Califano
(*) Da www.wikipedia.org
 
Marcello Curzio
Giuseppe Tatarella
Italo Bocchino
Italo Balbo (*)
Italo Calvino (*)
Sergio Califano