"Non ho mai sperato di essere assunta"

Vorrei avere anch’io la possibilità di commentare la lettera del collega Pino Neri – titolata «Siamo sicuri che il Mattino va salvato?» - sulla vicenda che riguarda Il Mattino, giornale con il quale collaboro dal 2002. Io non capisco, davvero non capisco. Né mi ha illuminato il successivo commento di Michele Inserra. A Pino ha replicato Marco Esposito, in quanto componente del CdR. Vorrei comunque dire la mia, se mi è concesso, perché in qualità di collaboratore-corrispondente ne sento la necessità.
Ho atteso qualche giorno per evitare di esser troppo dura con un collega che stimo e dal quale potrei solo imparare giacché faceva questo mestiere quando io ancora sgobbavo sui libri di medicina veterinaria e al giornalismo nemmeno ci pensavo. Ma – ed è a lui che mi rivolgo – caro Pino io ho scritto per questo giornale (li ho contati stasera) poco meno di duemila articoli, la mia posizione non è mai stata «regolarizzata», sono ancora pagata «a cottimo». Il 18 giugno prossimo sarà il mio compleanno: 39 primavere. Tredici delle quali passate a rincorrere un sogno. Tu dirai: sì, ma c’è la realtà, bisogna campare. E in quel giornale, come tu hai fatto notare, se ne fottono se, con quella miseria che prendiamo, spesso non copriamo nemmeno le spese telefoniche. Hai ragione. Però non è questo il momento delle rivendicazioni. Tu lo chiami «allucinato appello», io lo definisco sacrosanto tentativo di salvare, conservare, preservare, tutelare, una ricchezza napoletana, il quotidiano di Scarfoglio e Serao. Le tue parole grondano amarezza, comprendo il tuo punto di vista ma non lo condivido per nulla. Nessuno ci ha mai puntato una pistola alla fronte, il mio – e tuo – 'capo'  (Antonella Laudisi, ndr) direbbe «Non te l’ha ordinato il medico….».
Ho donato molti meno anni di te a questo giornale, non ho mai sperato – mai – di sedermi ad una delle scrivanie del Chiatamone e mi piacerebbe, oh sì, sapessi quanto mi piacerebbe. Sfruttamento schiavistico dici?  Ma tu lo dici da anni, Pino. Lo dicevi già dieci anni fa quando io e te ci siamo conosciuti, io lavoravo per altri giornali e guardavo te come un «privilegiato». Una domanda: se non hai speranze, se hai accantonato i sogni, se ritieni che vadano avanti soltanto i raccomandati, se sostieni che i «garantiti» in redazione se ne strafreghino di quelli come te, e come me, che ci fa ancora la tua firma su Il Mattino?
Se la pensassi come te, io me ne sarei già andata. Quanto meno con la soddisfazione di mandarli tutti a quel paese quei «raccomandati – garantiti – assunti in maniera clientelare». Io la scomodo la canzone dei partigiani, sono con tutti quelli che dicono «Salviamo Il Mattino». E non sarò mai assunta. Probabilmente nessuno, men che meno Il Mattino, mi darà la possibilità di fare il praticantato e l’esame….e mi sento sì chiamata in causa da quel che hai scritto perché ritengo di aver svolto il mio lavoro onestamente, perché come te mi sono beccata qualche minaccia e molti insulti da politici tante volte idioti e da camorristi, quelli con cui noi – non loro che stanno dietro alle scrivanie – abbiamo a che fare.
In che c..avolo consiste questo allucinato appello, dici? Nell’amore per questo mestiere, per questo giornale che è un patrimonio di Napoli, che è stato il sogno di un altro come noi, Giancarlo Siani che forse ci sarebbe anche riuscito se non l’avessero ucciso.
Mi spiace per la tua amarezza ma io so che per dieci colleghi che condividono quel che hai scritto tu, ve ne sono altri venti - «schiavi senza speranza», come forse li definiresti tu, che sono d’accordo con me. E te lo dico con il cuore, e con la stima che ho sempre avuto per te. In bocca al lupo, per tutto.

Daniela Spadaro

(*) Da www.targaflorio.it
 
Pino Neri
Michele Inserra
Marco Esposito
Edoardo Scarfoglio (*)
Matilde Serao (*)
Antonella Laudisi
Daniela Spadaro