Mattino, in locale
i morti sul lavoro

LA SERA DEL 13 marzo muore il venticinquenne Giuseppe Borrelli operaio con un contratto di staff leasing con l’agenzia Gi Group mentre sta lavorando da solo nella fabbrica Laminazione Sottile nel comune di San Marco Evangelista a pochi chilometri da Caserta. Si tratta di una grande spa con una storia ultracentenaria, tra le prime della Campania con un fatturato nel 2022 di oltre 692 milioni di euro guidata da Massimo Moschini che è presidente e amministratore delegato della

società, nel 2016 nominato Cavaliere del lavoro dal presidente Sergio Mattarella.
La notizia di una ennesima vittima sul lavoro conquista la ribalta non soltanto sui media locali ma anche nazionali. Il 14 marzo il Corriere della Sera alla notizia riserva l’intera fascia bassa di pagina 20 con un lungo servizio di Cesare Bechis e

Giuseppe Borrelli

Piero Rossano. Il Corriere del Mezzogiorno (edizione Campania) ha un titolo in prima e la pagina 6 con un articolo firmato da Roberto Russo. All’operaio ucciso nel Casertano Repubblica Napoli dedica l’apertura della prima pagina riportando nel titolo la denuncia dei sindacati (“Era precario”) e a pagina 5 un’ampia cronaca affidata a Tiziana Cozzi.
E il Mattino? L’intera filiera di comando, dal direttore casertano Francesco De Core e dai membri dell’ufficio dei redattori capo fino ai vertici della cronaca, decide che la morte tragica di Giuseppe Borrelli non merita neanche un titoletto né in prima né nelle pagine interne. La notizia deve essere letta da Mondragone ad Aversa e quindi va piazzata nell’edizione di Caserta, con un resoconto di Biagio Salvati e le testimonianze raccolte da Roberto Della Rocca. Ed è una scelta singolare non soltanto perché contraria alle regole del giornalismo e dell’etica ma anche perché il giornale nella sua storia ha un morto sul lavoro.