Su Aprile la Cgil che licenzia
compare, scompare, riappare

L'articolo sul licenziamento, ...


28 settembre 2007 - Ultimo aggiornamento alle 20:29

Cgil Campania, una strana storia

Marzia Bonacci,  28 settembre 2007

Il caso Ciro Crescentini, da più di vent'anni sindacalista della Fillea di Napoli, è stato licenziato dall'organizzazione. Secondo lui, come ci ha spiegato, per aver pestato i piedi a chi non doveva, secondo la dirigenza della categoria solo per ragioni di normativa interna

Ciro Crescentini ha iniziato, come racconta lui stesso, il suo lavoro alla Fillea-Cgil nel lontano 1982, uno dei primi giovani ad aver scelto questo tipo di impiego "per vocazione, per militanza". Venticinque anni spesi all'interno della più grande organizzazione sindacale italiana, che si possono concretizzare -forse riduttivamente - nelle 400 denunce presentate in difesa degli interessi e dei diritti dei lavoratori. "Essendomi formato politicamente nel Pci, in cui ho militato fin dall'età  di 13 anni, mi è¨ stato insegnato ad affrontare la mia professione con coraggio, a prescindere da governatori e governo", ci dice al telefono da Napoli, dove lo abbiamo raggiunto per farci raccontare la sua vicenda e la sua esperienza di sindacalista. Una esperienza che si è conclusa negli ultimi giorni con una lettera di licenziamento, nella quale la Fillea lo ha sollevato dai suoi incarichi, o meglio con cui è stata sancita "la risoluzione del rapporto fin qui intercorso", per usare una fraseologia burocratica, ma che non cambia il senso della decisione presa dai vertici della categoria. Secondo Crescentini, alla base di questa scelta non ci sarebbero ragioni di ordine professionale, bensì valutazioni politiche che hanno spinto il sindacato edile a liberarsi "di un personaggio scomodo", come dice lui stesso.
"Da ottobre del 2006 - ci racconta - comincia il mio calvario, quando presento all'Ispettorato del lavoro di Napoli (all'attenzione del dottor Trinchella) e alla sezione lavoro della Procura della Repubblica di Napoli, una denuncia sul comportamento illecito che avevo riscontrato in circa 15 cantieri della zona, soprattutto cantieri dediti al restauro archeologico e artistico". Fin qui nulla di strano, visto che si tratta del suo lavoro. A distanza di qualche mese, però, Crescentini si imbatte in una scoperta che lo lascia al quanto perplesso. "Trovo infatti nell'ufficio del mio capo, il segretario generale della Fillea Cgil di Napoli, Giovanni Sannino, l'esposto da me presentato in ottobre con tanto di protocollo di ingresso all'Ispettorato del lavoro. Allora -prosegue- chiedo spiegazioni a Sannino del perché quell'atto si trovasse sul tavolo del suo ufficio, chiedendo anche che venisse aperta un'inchiesta per la fuoriuscita di un documento che avevo consegnato all'Ispettorato. Mi è sembrato infatti chiaro che ci fosse stata una violazione della privacy, ma anche del segreto istruttorio. Una violazione che, per altro, esponeva la mia persona a rischio incolumità: chi mi assicurava che quell'esposto non fosse finito nelle mani di aziende e ditte, magari forse anche legate alla camorra?".
Così, dopo questa scoperta, il 30 novembre Crescentini ci racconta di aver ricevuto una lettera da Sannino, in cui il segretario della Fillea Cgil di Napoli gli comunica che il documento gli era stato consegnato da Luigi Petrucciolo, segretario della Camera del Lavoro. Il quale lo avrebbe ricevuto a sua volta dallo stesso Trinchella (Ispettorato del Lavoro, ndr). Una circostanza che lui stesso definisce "gravissima", e che lo spinge a rivolgersi alla Procura per denunciare l'Ispettorato del lavoro per violazione della privacy e del segreto istruttorio. E allora? "Allora il 31 dicembre alle 18 mi arriva una e-mail di Sannino, in cui mi fa sapere che sono stato rimosso dal mio incarico, di base senza motivi effettivi". Comincia così una corrispondenza fra il sindacalista e il segretario napoletano, che arriva fino ai primi di luglio 2007, quando a Crescentini è comunicata la sua nuova mansione sostitutiva. Spiega lui stesso: "È Ciro Nappo del dipartimento organizzazione che mi avverte che la mia nuova collocazione sarebbe stata alla Cassa edile come terzo livello, cioè quattro livelli sotto al mio, che sono attualmente quadro dirigente". Rendendosi conto che si stava applicando un demansionamento, gli vengono offerti quasi come rimborso 150mila euro. Che lui però rifiuta, perchè "sono soldi dei lavoratori e perchè non mi svendo", ci dice. Da allora si arriva direttamente al 21 settembre 2007, giorno in cui gli viene recapitata la lettera di "risoluzione del rapporto", e in cui si afferma anche di avergli proposto soluzioni alternative, che però secondo Crescentini non esistono, tanto che procede ad impugnare il provvedimento: una battaglia legale ancora in corso. Soprattutto perchè, nella sua ottica, "le grandi industrie e aziende, con cui per altro ho avuto a che fare per 25 anni, i licenziamenti li portano a termine in modo più intelligente di quanto ha fatto la Cgil con me".
Il caso secondo i vertici della categoria però non esiste. Come dichiarato in un comunicato stampa dal segretario nazionale Franco Martini, infatti, la vicenda Crescentini è semplicemente il frutto dell'applicazione "delle regole fondamentali che fondano la vita dei gruppi dirigenti in Cgil" e in particolare "la mobilità degli incarichi". Il riferimento è al fatto che una norma sindacale fissa ad otto anni la durata massima degli incarichi esecutivi: perciò i vent'anni di Crescentini appaiono un fuori tempo massimo, anzi "un'eccezione della quale solo una esigua minoranza ha potuto godere", afferma la dirigenza di categoria, che ci tiene poi ad allontanare l'ombra di qualsiasi "imbavagliamento di una voce scomoda".
Una tesi che non convince il protagonista della vicenda, secondo il quale il suo licenziamento sarebbe soltanto l'attuazione della volontà di Michele Gravano, segretario regionale della Fillea Cgil. "Sannino è solo un esecutore -afferma Crescentini- perchè chi vuole la mia testa è Gravano. Un compagno che aspira a cambiare il mondo, che viene dal Pci e sta ora nel comitato direttivo del Pd, ma che non riesce a capire che pe cagnà l'atri devi cagnà tu stesso". La sua è una constatazione amara, che si è nutrita dell'isolamento subito all'interno dell'organizzazione, la quale in Campania, dice, "E’ troppo legata al potere politico, ma soprattutto è comandata da un solo uomo: Michele Gravano appunto. Una figura che non si è mai distinta per autonomia rispetto alle istituzioni e alla Regione".
Per Crescentini è infatti chiaro che le sue reiterate denunce a tutela dei lavoratori, senza curarsi degli interessi politici o clientelari, non sono state gradite da molti personaggi di spicco locale.
Eppure, nonostante questa consapevolezza, la Cgil resta per lui "un grande amore", che vorrebbe però "venisse seriamente ripulita, anche per i gravissimi casi di parentopoli che si sono verificati nell'organizzazione in Campania".