Agnelli e Molinari,
figuraccia ‘storica’

IL 20 APRILE tutti i giornali d’Europa pubblicano con grande rilievo in prima pagina la stessa notizia: dodici club di punta del calcio si sono associati per dare vita a una Superlega. Ci sono sei squadre britanniche, tre spagnole e le italiane Juventus, Inter e Milan.
Si scatenano reazioni violentissime dei tifosi, soprattutto inglesi, delle squadre escluse dal “campionato dei ricchi”, dei capi di governo (in testa il premier britannico Boris Johnson), di calciatori e allenatori (tra i primi Pep Guardiola e Jürgen Klopp), e ovviamente dei vertici delle organizzazioni del calcio europeo (il presidente della Uefa è lo sloveno Aleksander Čeferin) e mondiale (la Fifa è guidata da Gianni Infantino, svizzero con doppia cittadinanza perché figlio di genitori italiani) che minacciano sanzioni molto pesanti nei confronti delle società ‘ribelli’.

Al di là delle dichiarazioni dei promotori, in testa il Real Madrid di Florentino Perez e la Juventus di Andrea Agnelli che non a caso sono presidente e vice della nuova iniziativa, la

Aleksander Čeferin, Boris Johnson e Florentino Perez

Superlega ha un obiettivo evidente: provare a sanare i bilanci disastrosi di molte società a cominciare proprio da Real e Juve. Tra i fondatori il primo club a ritirarsi è il Manchester City, controllato dallo sceicco Mansour, seguito dal Chelsea e dal Manchester United, con forti perplessità delle altre squadre inglesi (Arsenal, Liverpool e Tottenham).
Il giorno dopo tutti i giornali danno notizia delle reazioni clamorose e del sostanziale fallimento dell’operazione. Citiamo qualche titolo. Il Corriere della Sera: “La Superlega sta già franando: almeno 5 squadre pronte a ritirarsi”; e all’interno: “La Superlega diventa superfuga / la rivoluzione sembra già finita”. Il Corriere dello Sport: “Sta saltando”, con catenaccio: “La Superlega si sfalda: dopo il City lasciano quattro club inglesi”. Il Mattino: “La rivolta dei tifosi fa naufragare la Superlega”.
L’unico quotidiano che va nella direzione opposta è la Repubblica: Andrea Agnelli “Patto di sangue /  La Superlega andrà avanti”. Il giorno precedente il presidente della società bianconera, scosso dalle reazioni e dal crollo della Juve in borsa, decide di dare un’intervista a due direttori, Ivan Zazzaroni del Corriere dello Sport e Maurizio Molinari di Repubblica. Entrambi gli dedicano due pagine ma, come abbiamo visto dai titoli, il primo si comporta da giornalista, il secondo da dipendente.
Come è noto il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari è edito dalla Gedi, società controllata dalla Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli presieduta da John Elkann, cugino di Andrea Agnelli. Imbarazzante il titolo, ancora più imbarazzante l’intervista che andrebbe studiata con attenzione nelle scuole di giornalismo. L’intero testo merita una lettura ma limitiamoci a due passaggi. Innanzitutto l’incipit che è talmente piaciuto a Molinari da utilizzarlo nel titolo di prima pagina: “Fra i nostri

Gianni Infantino, bin Zayd Al Nahyan Mansour e Ivan Zazzaroni

club c’è un patto di sangue”. Una espressione che riecheggia il linguaggio della ‘ndrangheta ed è un doppio infortunio perché la società bianconera qualche anno fa ha avuto problemi per

presunti contatti con la malavita calabrese. Il secondo: “Il progetto della Superlega ha il 100 per cento di possibilità di successo”.
Mentre tutti i media europei scrivono di sfaldamento, frana, naufragio, Agnelli dichiara e Molinari scrive di “un successo al 100 per cento”. Una figuraccia ‘storica’ per Andrea Agnelli che alla fine del campionato di calcio potrebbe anche costargli la presidenza della Juve, una figuraccia ancora peggiore per Molinari che assesta una picconata micidiale alla credibilità del suo già glorioso giornale.
Infine una domanda. Repubblica ha un vice direttore vicario, Dario Cresto-Dina, e cinque vice direttori: Stefania Aloia, Francesco Bei, Carlo Bonini, Gianluca Di Feo e l’art director Angelo Rinaldi. Nessuno ha provato a spiegare a Molinari i danni enormi al giornale provocati da un’intervista che andava contro le notizie, cioè tutto quello che era successo all’annuncio della Superlega?