Corriere di Caserta,
si dimette il direttore

Il PRIMO APRILE Gianluigi Guarino lascerà la direzione del Corriere di Caserta, quotidiano che guida dal 13 gennaio del 2002. In realtà, per bruciare ferie e corte arretrate, è andato via a metà gennaio. Ha comunicato la sua decisione con una mail ai redattori e con una raccomandata ai responsabili della Libra, la società cooperativa che edita il quotidiano; si è invece incontrato con Maurizio Clemente , “editore di fatto” del Corriere, come è stato definito dal gip di Santa Maria Capua Vetere Raffaele Piccirillo, che il

dodici dicembre del 2003 ne ha ordinato l’arresto con l’accusa di “estorsione a mezzo stampa”, realizzata utilizzando le pagine del Corriere di Caserta. Dall’aprile 2005 Clemente è a piede libero, dopo un iter dalle varie tappe che lo ha visto per quattro mesi detenuto nelle carceri di Santa Maria e di Torino, dall’aprile 2004 agli arresti domiciliari, seguiti


Francesco Cananzi e l'editore Pasquale Clemente

dall’obbligo di dimora a Montesarchio, il paese dove vive, e poi dall’inibizione ad andare in provincia di Caserta. Intanto è alle battute iniziali il processo che lo vede imputato per estorsione e tentata estorsione davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Gabriella Casella, giudici a latere Francesco Cananzi e Carlo Modestino), che deve giudicare anche l’ex sindaco di Caserta Luigi Falco.
Perché Guarino si è dimesso? Caserta è una provincia affollata da quotidiani: accanto alla redazione del Mattino, guidata da Gianni Molinari, ci sono la Gazzetta di Caserta diretta da Pasquale Clemente (soltanto omonimo del fratello dell’editore del Corriere), il Giornale di Caserta con al vertice Giuseppe Venditto e il Quotidiano di Caserta, il cui patron è lo stampatore Luca Colasanto.
Per chi lavora nei giornali concorrenti la spiegazione del divorzio al Corriere è semplice: dopo l’arresto e la tormentata vicenda giudiziaria di Maurizio Clemente, Guarino e la sua squadra hanno pigiato sull’acceleratore professionale, puntando a dare spazio a tutte le notizie in grado di far vendere il giornale, una fase che si è di fatto chiusa con il rientro a tempo pieno in redazione di una presenza ingombrante come quella dell’editore "di fatto", che decide notizie e uomini da utilizzare. C’è anche chi fa notare che negli ultimi


Antimo Fabozzo e Luigi Falco

due mesi il Mattino ha assunto tre importanti collaboratori della rete messa su da Guarino, mentre alla redazione del Corriere sono approdati due Clemente, Ugo e Nicola, figli di Carlo, fratello dell’editore "di fatto"; e il primo, Ugo, è già praticante.
Guarino ha dato le dimissioni appellandosi all’articolo 32 del contratto di lavoro che indica i

“legittimi motivi di risoluzione del rapporto” di lavoro; le ipotesi previste sono due: “nel caso di sostanziale cambiamento dell’indirizzo politico del giornale ovvero di utilizzazione dell’opera del giornalista in altro giornale della stessa azienda con caratteristiche sostanzialmente diverse” oppure quando, “per fatti che comportino la responsabilità dell’editore, si sia creata una situazione evidentemente incompatibile con la sua dignità”. La linea politica non è cambiata, né c’è l’utilizzo in un’altra testata; è allora pacifico che il direttore ritiene si sia creata, per colpa dell’editore, una “situazione incompatibile con la sua dignità”. Cerchiamo di farcela spiegare.
“Ho preso un giornale che aveva l’impatto di una clava; - dichiara Guarino a Iustitia – ho cercato di mantenere l’aggressività sulle notizie e la vivacità nella titolazione, depurate da eccessi incomprensibili e da qualche strumentalizzazione. Sono stato per un anno responsabile; per otto mesi in stand by in attesa di una evoluzione societaria che nell’estate del 2003 ha portato un riassetto dell’azienda con la testata affidata alla cooperativa Libra e l’organico in carico alla Sud Notizie (la srl di proprietà di Rosana Riccio e

Annalisa Moio, rispettivamente mogli dei fratelli Maurizio e Pasquale Clemente, mentre l’amministratore unico è Francesca Minichino, ndr); il primo agosto 2003 Domenico Palmiero (responsabile di Cronache di Napoli, l’altro quotidiano controllato da Clemente, ndr) ed io siamo stati assunti dalla Libra: ho avuto un


Il giornalista Pasquale Clemente e Luca Colasanto

contratto biennale, seguito da un rinnovo, sempre biennale, nel 2005”.
Ma dov’è “la situazione incompatibile”?
“Ci stiamo arrivando; - continua Guarino – cinque anni di lavoro senza soste hanno prodotto risultati notevoli: da chi mi ha preceduto (Antimo Fabozzo, assunto alla Stampa nell’aprile 2002, ndr) ho preso un giornale che vendeva poco più di quattromila copie in tandem con un grande quotidiano nazionale come la Stampa; oggi, senza la spinta del panino, siamo largamente oltre le seimila copie: nei fatti siamo il primo quotidiano del Casertano perché è vero che il Mattino vende duemila copie in più, ma è altrettanto vero che il Corriere costa un euro e il Mattino la metà”.
Se le vendite vanno bene, perché divorziare? “Ho sempre sperato che i risultati delle edicole mi aiutassero a far diventare il Corriere un giornale normale; mi sbagliavo. Ho preso un giornale ‘violento’, ne ho fatto un giornale aggressivo e molto letto, mi ritrovo oggi con un giornale carsico, omissivo, che spesso ignora le notizie perché non deve dare fastidio a nessuno; tutto ruota intorno alle esigenze processuali dell’editore”.
Affermazioni non condivise dall’editore “di fatto” del quotidiano casertano. “Il Corriere – sostiene Maurizio Clemente – non ha mai fatto informazione omissiva o condizionata. Sia con Fabozzo che con Guarino mi sono limitato, nell’esercizio delle funzioni che ho via via svolto, a dare un contributo alla definizione delle strategie editoriali del giornale, sempre in piena sintonia con i direttori. La questione del nuovo direttore non è stata ancora risolta, ma lo sceglieremo da una rosa già definita di quattro nomi”.