Papere e papaveri
di Josef K. Byte
PLAY IT, SAM

Tante volte, ormai, abbiamo raccontato della capacità del Corriere del Mezzogiorno di fare due più due cinque: ricavare titoli di prima pagina da notizie irrisorie, o, meglio ancora, inventate. Non false in senso stretto, ma deformate da una lente giornalistica scheggiata, che moltiplica, ingigantisce, deduce l'indeducibile. Il 20 gennaio è sceso in campo personalmente il direttore Marco Demarco, che ci regala una spalla affascinante: "Fu Caccioppoli a ispirare 'Casablanca?'".
Il suo articolo, che occupa quasi l'intera pagina 4, nasce da una suggestione che in fondo ce lo rende caro, come ci sono cari tutti gli inguaribili sognatori. In breve: nel 1938 il matematico Renato Caccioppoli, alla storica birreria Löwenbräu di piazza Municipio, a Napoli, sente i fascisti cantare "Faccetta nera", prende il posto del pianista e intona per sfida la Marsigliese. Quattro anni dopo, nel celeberrimo film con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, c'è una scena in cui uno dei capi della resistenza, Victor Laszlo, interpretato da Victor Henreid, riesce a zittire i gerarchi nazisti e a sovrapporre al loro inno quello francese. Di qui, l'ipotesi (che l'occhiello ridimensiona come
"affascinante coincidenza") che l'episodio cinematografico si sia ispirato a quello reale. Diciamo la verità: la Marsigliese, a quei tempi, come simbolo di libertà, era più popolare di "Torna a Surriento", e le probabilità che
Renato Caccioppoli, Marco Demarco e Mario Martone
venisse intonata come sfida ai nazifascisti aumentano; anche se il cognome degli autori della celebre canzone napoletana, Giambattista e Ernesto De Curtis, ha un'assonanza con quello del regista del film, Michael Curtiz, che ci indurrebbe a illazioni incantevoli. Pare che lo stesso Mario Martone, nel suo film "Morte di un matematico napoletano", con Carlo Cecchi nel ruolo di Caccioppoli e Anna Bonaiuto in quello della sua ex moglie, avesse pensato di far gorgheggiare a un posteggiatore "As time goes by" in napoletano: "'O tiempo fuje".
Ma è il momento di confessare a Demarco un segreto che lo entusiasmerà. Nonostante la nostra prosa pirotecnica, abbiamo novant'anni: e una volta, in gioventù, abbiamo lasciato che la nostra donna partisse con un altro (i "biglietti senza ritorno dati sempre alle persone sbagliate", come canta Ivano Fossati). Sì, la scena finale di "Casablanca" l'abbiamo ispirata noi. E questo, sull'onda delle emozioni, ci lega a Demarco: se ci consente la citazione - naturalmente bogartiana - potrebbe essere l'inizio di una bella amicizia.
 
UBIQUO

Eravamo sempre stati convinti che ricoprire più di una carica non implicasse anche una moltiplicazione della personalità, e tanto meno del corpo. Per una manciata di minuti - quelli del Tgr Campania del 23 gennaio - ci siamo ricreduti: sdoppiarsi è possibile. Il servizio di apertura, nell'edizione delle 14, è di Antonio Forni, e ci racconta della presentazione del rapporto redatto dall'Osservatorio economico regionale, dallo Svimez e dalla Banca d'Italia. All'incontro, svoltosi quella mattina nella sede della Regione a palazzo Santa Lucia, partecipa anche l'economista Adriano Giannola, coordinatore del comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio: lo vediamo con gli altri intervenuti,


Adriano Giannola, Massimo Lo Cicero e Massimo Marrelli

tra cui il presidente della Regione Antonio Bassolino e il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. Dopo un po', un altro servizio, di Enzo Calise: all'Unione industriali, a piazza dei Martiri, si tiene una tavola rotonda sulla storia e il futuro di
Bagnoli. E chi c'è tra i relatori? Massimo Lo Cicero, Massimo Marrelli e ancora Giannola: stavolta, forse, nella sua veste di docente di Economia politica all'Università Federico II. E poiché lo studioso è anche presidente della Fondazione Banco Napoli, lo abbiamo immaginato, in quest'altro ruolo, comodamente seduto a casa a godersi la sua performance di ubiquità. La nostra eccitazione per questo fenomeno paranormale si è spenta, però, riflettendo sulla tradizionale tempestività del tg regionale: abbiamo verificato, e la tavola rotonda all'Unione industriali si era tenuta esattamente una settimana prima, il 16 gennaio. Alle famose cinque "w" del giornalismo anglosassone (who, where, what, when, why) ne abbiamo così aggiunta spontaneamente una sesta: wow.
 
FRENATA

Cerimonia di apertura dell'anno giudiziario: un brivido percorre le redazioni quando in un titolo, poi corretto, l'Ansa Napoli parla di "anno giustiziario". I garantisti più intransigenti hanno temuto una
celebrazione del 210° anniversario del Terrore in Francia. Rimesse le cose a posto, ogni giornale ha mandato la propria squadra a Castelcapuano: Gino Cavallo, Dario Del Porto, Gigi Di Fiore e Luigi Roano per il Mattino, Giovanni
Luigi Roano, Ottavio Ragone e Gimmo Cuomo
Marino e Ottavio Ragone per Repubblica, Gianluca Abate e Gimmo Cuomo per il Corriere del Mezzogiorno, Leandro Del Gaudio e Roberto Paolo per il Roma. Ovvio che, a un certo punto, al ministro della Giustizia Roberto Castelli i cronisti chiedano se e quando firmerà il decreto di trasferimento in Cassazione del procuratore capo di Napoli Agostino Cordova; per chiudere finalmente la travagliata vicenda, anche il procuratore generale Vincenzo Galgano chiede tempi stretti.
A leggere i quotidiani del 18 gennaio sembra che il ministro abbia dato una risposta sola. Guardiamo: "Il ministro annuncia: deciderò in settimana" (sommario del Mattino); "E Castelli promette: 'In settimana decido'" (titolo di Repubblica Napoli); "Il pg preme, Castelli: decido in settimana" (catenaccio del Cormezz). Il direttore del Roma, Antonio


Agostino Cordova, Roberto Paolo e Leandro Del Gaudio

Sasso, non ci sta. Dopo aver difeso strenuamente Cordova, non può finire tutto così: que reste-t-il de notre amour? Il titolo di prima pagina, allora, è questo: "Castelli frena su Cordova". E infatti, tre giorni dopo, firma. Il Roma, frenando troppo,
ha sbandato: cose che succedono quando, invece di quella dei fatti, si sceglie la strada sdrucciolevole dei desideri.
 
IMPATTI

Su Repubblica Napoli, il 14 gennaio, c'è una lettera firmata da un lettore, Franco Cappelli, relativa a un servizio di Antonio Forni andato in onda sul tg regionale l'undici gennaio. "Apprendo dal Tg della Campania - si legge - che il ministro dell'Interno (Forza Italia) ha doverosamente prorogato l'operazione Alto Impatto per Napoli e provincia, per contrastare la illegalità purtroppo diffusa sul territorio. Bene. Ma a chi ha comunicato questa decisione? Non al prefetto o al questore o al sindaco o al presidente della Regione, ma al sottosegretario all'Ambiente Martusciello (Forza Italia). Credo che il ministro abbia fatto un po' di
confusione tra illegalità intesa come ordine pubblico, con la quale l'on. Martusciello per la sua funzione non c'entra niente, e illegalità edilizia, questa sì di competenza del sottosegretario".
Ci sentiamo di spezzare una lancia a favore di

Antonio Martusciello, Giuseppe Pisanu e Renato Profili
Giuseppe Pisanu: la decisione, lui, l'avrà sicuramente comunicata prima al prefetto Renato Profili, al questore Franco Malvano, al sindaco Iervolino, al governatore Bassolino. Se il responsabile del Tg Campania Massimo Milone ha fatto dare l'annuncio da Martusciello è forse perché, pur parlando di Alto Impatto, con certe forze politiche è meglio difendersi, se ci capite, da impatti bassi.
 
GARBUGLIO

La vicenda dell'editore del Corriere di Caserta Maurizio Clemente, arrestato con l'accusa di aver scatenato campagne diffamatorie sul suo giornale per estorcere soldi e favori politici, è già abbastanza delicata perché a complicare le cose arrivino gli inviati: quelli che, quando scendono al sud, si armano di zanzariere e specchietti per proteggersi da un ambiente infido e accattivarsi gli indigeni. Il 15 gennaio la spedizione tocca ad Agostino Gramigna di Sette, il settimanale del Corriere della Sera. La storia viene raccontata con molti dettagli di colore; quelli in bianco e nero (quando è stato arrestato Clemente, in che carcere è rinchiuso, come è impostata la sua difesa) vengono omessi. Omesso anche un elemento cui noi, trattandosi della concorrenza, avremmo quanto meno accennato: che il Corriere di Caserta veniva venduto in


Maurizio Clemente, Luigi Falco e Pasquale Piccirillo

"panino" con la Stampa, che dopo l'arresto di Clemente ha sospeso l'iniziativa, ricavandone un bel po' di danni in termini di vendite, pubblicità e immagine. Ma, soprattutto, chi legga il pezzo con attenzione potrebbe pensare che i
protagonisti della vicenda, oltre che bricconi, siano anche pazzi. Tra le persone ricattate viene citato Pasquale Piccirillo: "imprenditore nonché proprietario di una tv (Tv Luna) e di un quotidiano (Il Corriere di Caserta)". Secondo l'accusa, Clemente e il sindaco forzista di Caserta, Luigi Falco, coinvolto nelle indagini, avrebbero cercato di forzarlo a vendere tv e quotidiano: venderlo a Clemente, che quindi, secondo Gramigna, voleva comprare un giornale già suo. In realtà, il foglio in questione si chiama Giornale di Caserta: il che, se non attenua l'eventuale reato, almeno ha un senso. Il pasticcio su Piccirillo e sulle testate si trasferisce pari pari nelle didascalie; dove, in più, le foto di Clemente e Falco sono invertite, tanto per aggiungere chiarezza a chiarezza. Per quel che ci riguarda, un innocente questa brutta storia ce l'ha già, ed è Gramigna. Assolto per non aver capito il fatto.