Senza fondi pubblici
chiudono 5 quotidiani

LA ‘SENTENZA’ DI vita o di morte arriverà entro il 15 dicembre. Tutto dipende dalla prossima Finanziaria all'esame delle camere. Se sarà approvata la proposta del sottosegretario alla presidenza del consiglio con la delega all’Editoria Vito Crimi che prevede un drastico ridimensionamento dei fondi pubblici destinati alla stampa per il 2019 e l’azzeramento per il 2020 moltissime testate dovranno chiudere. Giornalisti, amministrativi e poligrafici che lavorano nei giornali a

rischio vivono giorni di attesa ma sperano che durante la discussione in parlamento la proposta venga radicalmente modificata perché c’è un vasto fronte trasversale contrario al taglio dei fondi. Una opposizione che è presente anche all’interno dei partiti di governo, ad esempio tra gli esponenti della Lega. Tra questi Alessandro Morelli, per cinque anni direttore di Radio Padania, da marzo deputato e poi presidente della commissione Trasporti della camera, che ha più volte ribadito di essere contrario a tagli indiscriminati mentre è favorevole a una revisione delle regole per accedere ai finanziamenti.

I quotidiani campani che ricevono fondi pubblici

In Campania sono a rischio chiusura  diversi giornali: il Roma, Cronache nella doppia edizione di Napoli e di Caserta, Metropolis, il Quotidiano del Sud (giornale policentrico con terminali ad Avellino, Cosenza e Potenza) e il Sannio Quotidiano. E con i giornali avranno problemi enormi, forse insuperabili, le tipografie che li stampano.
Se passa la norma Crimi
dichiara Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitari dei giornalisti campani in Italia chiudono più di duecento giornali, voci fondamentali per il pluralismo dell’informazione. In Campania con l’azzeramento dei contributi pubblici le province di Avellino, Benevento e Caserta non avranno più un quotidiano. Sul fronte dell’occupazione ci saranno oltre mille disoccupati sul territorio nazionale e nella nostra regione perderanno il lavoro un centinaio di giornalisti dipendenti ai quali vanno aggiunti alcune centinaia di collaboratori e altri operatori impiegati nell’indotto”.