La vicenda amara dell'ultimo scandalo italiano la conoscete: è la storia dei raccomandati figli di- nipoti di- amici di, che vincono concorsi universitari e ottengono primariati e dottorati ai danni di altri giovani più meritevoli che sono costretti a fare i lavapiatti o i pizzaioli in Italia prima di scappare all'estero e diventare ricercatori di successo o cardiochirurghi di fama mondiale.
Nella repubblica autonoma dell'università l’ultima pentola è stata scoperchiata dalla procura di Firenze; si tratta di un calderone in cui sono finiti parecchi docenti e titolari di cattedra attivi nello sport nazionale del do ut des, una ‘cupola’ che si spartiva le cattedre di Diritto tributario. Anche docenti partenopei (Fabrizio Amatucci e Pasquale Russo) finiscono coinvolti e i giornali danno ampio risalto alla vicenda.
A Firenze risponde la procura di Napoli, con il sostituto procuratore Graziella Arlomede. Nella rete dei magistrati finisce anche il rettore del Suor Orsola Benincasa, Lucio D'Alessandro, indagato con l’accusa di abuso di ufficio per aver favorito Francesco
Zecchino, figlio dell'ex ministro democristiano dell'Università Ortensio Zecchino per un incarico di ricercatore presso la facoltà di Lettere dell'ateneo di corso Vittorio Emanuele. "Sono sereno e ho fiducia nella magistratura", dice D'Alessandro.
Il 28 settembre il Corriere del Mezzogiorno dedica il Primo Piano al racconto della vicenda giudiziaria, con un lungo servizio firmato da Titti Beneduce: fotona dell'ateneo e titolone: "I docenti del Suor Orsola con il rettore/"Grazie a lui a raggiunta l'eccellenza".
È vero, c'è una A in più o una H in meno, a scelta del lettore, ma bisogna premiare la buona volontà dei deskisti ancora alle prese con il fuso orario di Minturno e il jet lag di chi è tornato da Gaeta. |