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Messaggero: assunta, risarcita
con 260mila euro e rilicenziata
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IL GIUDICE DELLA prima sezione lavoro del tribunale di Roma Paola Giovene di Girasole, con sentenza depositata il 3 giugno scorso, ha annullato il licenziamento di Barbara Nardacchione, dal 2000 al 2002 redattrice di Caltanet, il portale del Gruppo Caltagirone; ha condannato inoltre Il Messaggero spa, che nel 2007 ha incorporato per fusione la Caltanet |
spa, a pagare alla giornalista una retribuzione di 2.726,49 dal 27 settembre 2002 alla data della effettiva reintegra nel posto di lavoro, oltre interessi e rivalutazione, e 4mila euro di spese legali.
“La sentenza del giudice Giovene – dichiara l’avvocato Marino |

Albino Majore e Barbara Nardacchione |
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Maffei, che insieme
a Giuseppe Nobile assiste la giornalista – stabilisce per la prima volta che quando si fa una procedura di mobilità si deve chiamare il sindacato che effettivamente rappresenta il lavoratore”.
Nel caso della redattrice, assunta con contratto da metalmeccanico, Caltanet non aveva informato il sindacato dei giornalisti, nonostante ci fosse già una sentenza firmata nel febbraio del 2004 dal giudice Daniela Bracci, che le riconosceva le mansioni da giornalista. E, nel novembre 2005, la sentenza aveva poi trovato conferma in appello, pur avendo Caltagirone rafforzato lo staff legale schierando anche l’avvocato Vincenzo Zeno Zenconvich.
Lo scorso 26 giugno è stato notificato il precetto al Messaggero per il pagamento di 262mila euro, ma a stretto giro è arrivata la risposta degli uomini di Caltagirone. L’undici luglio è stata consegnata alla Nardacchione una raccomandata dell’amministratore delegato del Messaggero Albino Majore, che le comunicava un nuovo licenziamento.
“Avendo proceduto alla Sua reintegrazione al solo ed unico fine di dare ottemperanza all’ordine del Giudice, - scrive Majore – pur non avendo intenzione di fare acquiescenza alla sentenza in parola, che infatti la scrivente procederà a impugnare e, quindi, fatti salvi gli effetti dei futuri gradi di giudizio,
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Marino Maffei e Giuseppe Nobile |
con la presente Le comunichiamo che purtroppo ci vediamo costretti a procedere al Suo licenziamento”.
Tre i “motivi oggettivi” addotti da Majore, motivi che in sostanza hanno un unico filo rosso: la sua utilizzazione come redattore “non è possibile |
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neppure presso altre strutture anche periferiche, atteso che l’organico è già in esubero”. Insomma, il giudice ha deciso il suo reintegro in servizio, ma purtroppo per lei non c’è posto.
Conclusione: si torna in tribunale. Il prossimo 5 ottobre, giudice relatore Francesco Paolo Panariello, si discute la sospensione dell’esecuzione della sentenza chiesta dai legali del Messaggero; il 4 ottobre 2010 è fissata la prima udienza del giudizio d’appello.
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