Per i tifosi del Milan era uno striscione irrinunciabile, che poi si è rivelato anche profetico. Ma anche i giornalisti non possono fare a meno di Kakà. Si, è vero, la frase è stata troppo spesso usata e abusata in riferimento a tutti gli organismi viventi, alcuni dei quali talvolta eccedono in queste esuberanti manifestazioni (voi ora state pensando a Mahamadou Diarra, non è vero?).
Ma torniamo ai giornalisti. Per loro, specie d’estate, specie per quelli sportivi, sono vitali personaggi come Ricardo Izecson dos Santos Leite (capite ora perché l’ufficiale di stato civile di Brasilia gli diede quel soprannome?). Cosa sarebbe un quotidiano sportivo in agosto senza notizie? Cosa si inventerebbero i redattori per riempire ogni giorno una quarantina di pagine?
Il rituale della lettura sotto l’ombrellone si ripete puntuale come l’acquisto della crema protettiva. E allora benedetto Kakà, e con lui Cristiano Ronaldo, Felipe Melo, Samuel Eto’o, Zlatan Ibrahimovic: con gli avvincenti resoconti della loro vendita ci hanno fatto dimenticare il caro ombrellone, il caro mellone e il caro Berluscone.
E ci siamo incazzati, noi cassintegrati con auto a riserva e gli infradito dell’anno scorso ai piedi, che quei pidocchiosi del Barcellona non sganciavano cinque miserabili milioni per la liquidazione a Eto’o, che quel taccagno di Giovanni Cobolli Gigli voleva risparmiare sull’abbonamento ai mezzi pubblici richiesto da Melo. Loro, i nostri eroi, aspettavano, e noi con loro. Ei cronisti scrivevano ogni giorno il contrario del giorno precedente. In attesa dell’annuncio che fa vendere 800 mila copie. Anche se, in verità, per ogni calciatore, nelle redazioni sportive c’è già pronto un articolo, una sorta di pre-stampato a cui aggiungere solo un nome. Del tipo: “ Sono felice di essere arrivato finalmente al (spazio vuoto). Sono tifoso da sempre del ( spazio vuoto). Non vedo l’ora di indossare la casacca con i colori (spazio vuoto) con cui giocavo da bambino. Sarà un onore giocare assieme a un fuoriclasse come (spazio vuoto).” In gergo il file viene chiamato Ibra-doc.
È una grande festa a cui nessun giornale vuol rinunciare. Neppure il Corriere dello Sport che il 4 agosto, con un servizio di Rino Cesarano, spara in prima a tutta pagina: Grande Napoli. Il cuore è in subbuglio, e prima ancora di leggere prenotiamo un tavolo per dodici a Licola da Ernestino tira ‘a rezza. Poi scopriamo che c’è stato uno “show indimenticabile per gli azzurri. De Laurentiis euforico: Siamo super”. La cronaca di Cesarano si riferisce alla presentazione della squadra, avvenuta su una nave da crociera nel porto di Napoli.
Gli amici di ombrellone chiedono il nome del fuoriclasse acquistato. Biascichiamo un “Concordia”. Il geometra Esposito, che è antipatico perché sa sempre tutto lui, comunica: “Costa”. Risata generale di scherno: “E chi se ne fotte che costa? De Laurentiìs tiene i soldi”.
Per il vernissage Pierpaolo Marino aveva tentato di ingaggiare anche i paracadutisti del Col Moschin, che però hanno declinato l’invito. Erano in ferie in Afghanistan. E poi sono tutti tifosi del Livorno.
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