Don Diana, ai familiari
nessuno ha chiesto scusa

IL 22 GENNAIO la VI sezione civile della Corte di appello di Napoli (Assunta D'Amore presidente e consiglieri Giorgio Sensale e Ada Meterangelis relatrice) ha accolto la richiesta degli avvocati della Libra, la società che edita Cronache di Caserta e Cronache di Napoli e prima pubblicava il Corriere di Caserta, di sospendere l’esecutività della sentenza che ha condannato l’editore e la giornalista Tina Palomba a pagare un risarcimento danni da diffamazione di 100mila euro, oltre a 14mila euro di spese legali, in favore dei fratelli della vittima, Emilio e Marisa Diana.
Per arrivare alla decisione in sede civile ci sono voluti ventuno anni. Tocca ora alla Corte d’appello non stabilire un altro primato negativo

con una decisione tempestiva ed equa.
Si poteva immaginare che dopo la decisione del giudice civile di Santa Maria Capua Vetere Salvatore Scalera e la condanna di editore e cronista si

Emilio e Marisa Diana

ponesse fine a una lunghissima e dolorosa vicenda processuale ma così non è stato perché la Libra editrice, esercitando le proprie prerogative processuali, ha proposto appello.
Ma c’è da aggiungere che ai familiari del sacerdote assassinato nessuno ha chiesto scusa per una campagna di stampa che ha dipinto don Diana come un affiliato alla camorra, che custodiva in sacrestia le armi dei clan e andava a letto con prostitute. E un cenno di solidarietà non è arrivato neanche da qualche esponente dell’Ordine dei giornalisti. Eppure la strategia che si celava all’epoca dei fatti dietro gli articoli del Corriere di Caserta è stata illustrata in maniera chiara da Roberto Saviano nell’articolo pubblicato dal Corriere della Sera l’otto gennaio.
Intanto i fratelli di don Diana hanno fatto sapere che qualora dovessero in futuro ricevere anche un solo euro di risarcimento, questo andrà a favore della neonata ‘Associazione familiari e amici di Don Peppe Diana parroco di Casal di Principe ammazzato dalla camorra’. Una iniziativa che, a differenza di altre realtà associative presenti sul territorio, si dedicherà esclusivamente ad attività culturali, per diffondere la sensibilità sociale per la legalità oltre a tutelare e valorizzare, in tutte le sedi, la figura di don Peppe Diana.
Lo scopo dei soci fondatori è anche quello di dare impulso all’avvio del procedimento per la beatificazione del sacerdote assassinato in chiesa da un killer dei clan, procedimento che è appannaggio della curia, ma l’associazione intende nominare un proprio postulatore che si attiverà sia in sede diocesana che in sede romana. L’ultima notizia è che l’associazione è stata costituita a Napoli l'otto gennaio 2025 presso lo studio del notaio Luigi Ventrosini e presto partirà una campagna per l’adesione di altri associati.