Repubblica Napoli e
il pacco delle Guide

NELLA PRIMAVERA DEL 2019 un editore stampa migliaia di copie di una guida turistica e, nonostante le iniziative promozionali e la pubblicità, una montagna di libri rimane in deposito.
Dodici mesi dopo ci saranno hotel, ristoranti, pub e bar che hanno chiuso e altri che hanno aperto; ci sono poi da considerare i ‘caduti’ dei mesi di lockdown e, dove c’è stata, la lentissima ripartenza. All’editore tutto questo non importa: prende i volumi del 2019 e stampa nella parte bassa della copertina un talloncino di 1x2 centimetri con la scritta 2020. Risolve anche il problema del codice Isbn, il numero di riferimento internazionale riportato da tutti i libri pubblicati che con una sequenza di tredici cifre identifica il volume. In che modo lo risolve? Con una

piccola striscia bianca copre l’Isbn 2019 con il nuovo codice.
Come definire la condotta di questo editore? Iustitia ha girato la domanda ad alcuni tecnici del diritto. Cominciamo con un magistrato del settore penale. “Va valutato se

A sinistra l'Isbn del 2019 e a destra quello del 2020

nella condotta di chi ha realizzato la guida, che per altro appare sotto vari profili particolarmente scorretta, possa configurarsi il reato di truffa nei confronti del lettore che ha acquistato la guida tarocca. Infatti all’acquirente, attraverso un artificio e un raggiro rappresentato dal nuovo Isbn, viene venduto un prodotto che nuovo non è e che invece è presentato come edizione 2020”.
Passiamo all’avvocato civilista che ridimensiona le responsabilità degli editori. “La questione, a mio avviso, non presenta particolari problematiche sotto l'aspetto civilistico, che - va ricordato - normalmente regola i rapporti tra singoli soggetti privati. Pertanto, l'avvenuta (ri)pubblicazione della guida nel 2020, utilizzando i medesimi esemplari stampati per l'anno precedente, potrebbe tutt'al più determinare una doglianza da parte dell'utente che ha acquistato un prodotto sostanzialmente diverso da quello che si aspettava (con un ipotetico danno di natura esclusivamente patrimoniale pari al costo sostenuto) ovvero da parte degli esercenti (commercianti, albergatori, imprenditori, ecc.) recensiti, anche se già sotto questo profilo mi sembra arduo immaginare un qualsiasi tipo di danno, se non quello ipoteticamente collegato a una possibile inattualità delle informazioni (commerciali, turistiche, ecc.) fornite dalla guida.
Resterebbe da valutare la legittimità / liceità della condotta dell'editore sotto il profilo amministrativo, in relazione al rilascio di un nuovo codice per una pubblicazione che ne era già dotata, ma non si tratta di un profilo di mia competenza e sul quale preferisco non esprimermi,
così come per gli ipotetici (ma improbabili) risvolti di natura penale”.

Giuseppe Cerasa e Ottavio Ragone

Sostanzialmente d’accordo anche l’avvocato penalista. “Non vedo fondate ipotesi di reato. Rimane però un problema enorme: gli uomini di Repubblica dimostrano di non avere nessun rispetto per i lettori che si fidano del loro

giornale, che non vanno a vedere quando è stato chiuso il libro (31 maggio 2019) e vengono trattati come pecore da tosare”.
Torniamo agli autori di questa operazione che, eufemisticamente, definiamo disinvolta: sono Giuseppe Cerasa, direttore delle Guide di Repubblica, e Ottavio Ragone, responsabile della redazione napoletana di Repubblica. Se vorranno spiegare il senso dell’iniziativa volentieri pubblicheremo il loro pensiero.
Va detto che a Iustitia non sono arrivate segnalazioni da acquirenti che si sono accorti di avere comprato una guida vecchia ma molte email e telefonate di edicolanti che hanno rapidamente scoperto la striscia che nascondeva il vecchio Isbn. “Appena ho visto la fascetta con il nuovo codice – ha scritto un giornalaio della Riviera – ho ritirato dal banco le copie della Guida di Ischia e le ho messe tra le rese. Non sono abituato a fare brutte figure con i clienti”.