La durezza di Senzabavaglio
NUOVA EDITORIA/E Polis
il primo quotidiano senza redazione


Da: Senzabavaglio
Data: mercoledì 27 settembre 2006 (21:19)

E polis, dorso milanese dei quotidiani di Niki Grauso, debutta a ventiquattro ore dalle due giornate di sciopero proclamate dalla Fnsi per il rinnovo del contratto. Quasi certamente, è un caso.
In contemporanea uscirà anche il dorso romano e gli altri giornali del gruppo che ha sede a Cagliari e redazioni a Padova, Verona, Bergamo, Brescia, aumenteranno la foliazione passando da 56 a 68 pagine. I redattori resteranno invece sempre quelli: 40 circa per 11 edizioni che diventeranno 13 quando si aggiungeranno Napoli e Bologna.
Il cinque però deve essere il numero perfetto per Antonio e Gianni Cipriani,
rispettivamente direttore e condirettore dei giornali che puntano su cinque
giornalisti anche per gli ultimi nati a Roma e Milano. Con una novità in più: niente redazione, solo giornalisti dotati di computer e telefonino e sguinzagliati per la città.
Li vedremo svolazzare per le strade e nei palazzi che contano senza sosta,
senza scrivania, senza corta, senza pausa pranzo. Hanno un contratto da
redattore ordinario “chiavi in mano”, che scade - per i più fortunati - tra un anno, uno stipendio netto di 1400 euro circa e 100 euro per le ore di
straordinario (a forfait, ovviamente). Computer e telefonino sono forniti
dall’azienda. In cambio, il redattore scrive, coordina i collaboratori, gestisce il traffico di pezzi suoi e degli altri, titola, impagina e spedisce il tutto a un super-desk di tre capi che stanno a Cagliari e che dall’isola confezionano il giornale, sia quello milanese che quello romano.
Tra le pieghe del contratto che lega i giornalisti senza fissa dimora all’editore sardo non sfugge la clausola secondo cui un preavviso di soli 30 giorni basterà a comunicare il trasferimento in una qualsiasi delle sedi del gruppo, possibile su indicazione del direttore.
Gli aspiranti collaboratori si preparino: un articolo di apertura, che per il formato del giornale non va oltre le 2400 battute, peserà nelle tasche dei malcapitati fino a18 euro; per 8 euro potranno scrivere il resto, tagli bassi feulletton, brevi. Ma solo se superano l’esame del direttore, che, da Cagliari, vigila su tutto e tutti e screma fior da fiore i fortunati.
“Niki Grauso è, senza dubbio alcuno, la personificazione più riuscita
dell’intuizione di fondo della Scuola psicologica di Palo Alto, riassumibile nella capacità di ‘change’: se cambi il punto di vista con cui guardi le cose, anche le cose cambiano”, si legge nell’articolo che Prima Comunicazione (n.365) di settembre ha dedicato alla nuova catena di quotidiani.
Di sicuro, gli editori italiani hanno già cambiato il loro punto di vista.
C’è qualcosa di fin troppo innovatore (o di eversivo?) nell’esempio di Grauso e della sua strana free press.
Se un imprenditore può permettersi di fare incursioni di questo tipo nel mercato dell’editoria e guadagnarci, senza che nessuno faccia o dica nulla,
perché gli altri dovrebbero attenersi alle regole anziché inventarne di
piratesche? Chi mai sarà disposto a sedersi al tavolo delle trattative con il sindacato per siglare il rinnovo del contratto?
Il mercato è libero, anche gli imprenditori. Ma in nome di quale libertà si fa carta straccia del contratto di lavoro giornalistico che è legge di Stato?
Per favore, potete allargare la discussione a Serena Dandini e Lella Costa
che hanno fatto da madrine al lancio dei dorsi di Roma e Milano?

Senza Bavaglio