Un premio radioattivo

Cara Iustitia,
sono la vincitrice ex aequo con Saviano del Premio Siani 2006. Ho letto con stupore e dispiacere quanto insinuato da Molosso.
La mia tesi non si occupa di "alta frequenza dell'illegalità in Campania, né di canzoni neomelodiche ascoltate dai boss, né tanto meno è uno studio approfondito sulle voci del Sistema".
Si tratta, molto più modestamente, di una tesi di ricerca sulle radio nazionali e locali.
Ho saputo soltanto per caso (ho trovato il bando in un sito internet) della possibilità di partecipare al Premio Siani. Ed ho presentato la mia tesi dopo aver letto non un lancio dell'Ansa ma l'articolo 2 del bando di partecipazione al Premio, che riporto qui testualmente:
"Il Premio è destinato agli autori di studi, ricerche o tesi di laurea che abbiano come oggetto prevalente il giornalismo, l'editoria, la multimedialità e il sistema della comunicazione di massa visti dai profili della storia, della sociologia e delle più avanzate tecnologie, con particolare attenzione al Mezzogiorno".
Detto questo, soltanto un'ulteriore piccola aggiunta. Secondo Molosso non avrei dovuto partecipare al Premio in quanto laureata al Suor Orsola, Università che è tra gli enti promotori.
Una bella pretesa, direi. Secondo questa logica, allora, i laureati della Federico II non dovrebbero partecipare ai concorsi per i tanti stage e tirocini che la loro Università organizza per i laureati di tutti gli atenei, dal momento che le commissioni sono spesso composte da professori provenienti dall'Ateneo Federiciano.
Non conosco i motivi che hanno spinto Molosso, a distanza di oltre due mesi dall'assegnazione del Premio, a gettare discredito a destra e a manca. Sarebbe bene ricordare però che prima di ogni cosa viene il rispetto per la dignità delle persone.

Simona Petricciuolo



Risponde Fausto Molosso

Gentile dottoressa Petricciuolo gentile,
chiedo scusa, prima di tutto, per averle arrecato un sottile dispiacere e uno stupore pari a quello che si può avere quando, nel corso di una telefonata, un’interferenza improvvisa svela conversazioni impertinenti. Non era mia intenzione sfiorare la sua sensibilità né tanto meno spingerla a spiegarmi in che modo lei ha saputo del Premio Siani. Non stiamo a scuola: non bisogna portare la giustificazione. L’aver trovato “per caso” il bando del premio non la rende immune da opportune note (e non insinuazioni) che, anche a distanza di oltre due mesi dalla proclamazione, deve avere la pazienza di incassare.
Quello a cui lei a partecipato non è uno stage né un concorso, ma un riconoscimento con una sommetta, niente male, in palio. Non può, quindi, travestirsi da marziana e precipitare dalla luna se ricordo all’aula magna che il premio è andato a una “aliena” del Suor Orsola Benincasa, l'università guidata da Francesco De Sanctis che, come lei sa, è tra gli enti promotori del Siani. Bene, con stupore (non dispiacere), le ricordo anche che nell’edizione 2004 del premio, fu assegnata una borsa di studio a Irene Alison, altra “aliena” dell’astronave orsolina. Dirà lei, parafrasando Follini e Casini: e io che c’entro? Niente, anche se il suo è stato il secondo caso in tre edizioni in cui ad alzare la coppa è stata una giocatrice della squadra di Lucio D’Alessandro che è, guarda caso, deus ex machina del master in giornalismo e arbitro della partita. L’impressione che abbiamo avuto, l’aula magna ed io, è che al Siani vi sia un occhio di riguardo per gli extraterrestri del Suor Orsola. Tutto qua, tutto lecito, per carità: la nostra è una constatazione, non una contestazione.
Non si semina mai discredito se s’illustra un’idea con serenità e toni pacati: è quello che ho fatto, soffermandomi sull’argomento della sua tesi transistor che, le ribadisco, è un delitto al buonsenso. Commesso, come lei tiene un mondo a precisare, nel rispetto del bando di partecipazione, ma assolutamente fuori luogo, fuori traccia e fuori onda in un premio come il Siani. La sua tesi modesta - è lei a dirlo, consapevole che non tratta alcun argomento gomorriano ma è “molto più modestamente” una ricerca sulle radio nazionali e locali - stona con il Siani. Per dirla con il Benigni di Johnny Stecchino, non gli somiglia per niente.
Se vuole sapere, infine, il motivo per cui ho deciso di illustrare il suo caso all’aula magna di Iustitia, è servita: in questi tempi di polonio galoppante e sushi elettromagnetici, non vorrei che il Siani diventasse troppo radioattivo. Byte byte

Fausto Molosso

 
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