Napoli come
Pyongyang

LASCIAMOLI FARE un altro po’ e sempre più l’informazione a Napoli assomiglierà a quella di Pyonyang, la capitale della Corea del Nord. Le notizie usciranno solo se e quando riceveranno l’approvazione del Procuratore della Repubblica Giovanni Melillo. Niente “delega”? Niente notizie ai giornalisti, cioè al pubblico, ai famosi “cittadini” termine quanto mai abusato, che corrisponde sempre a meno libertà e diritti concreti.
Mercoledì 23 febbraio la questura di Napoli, diretta da Alessandro

Giuliano, invia una velina su un immigrato dello Sri Lanka, che ha ucciso la madre durante una lite. L’episodio e l'arresto del presunto omicida sono avvenuti nove giorni prima. Ai

Marta Cartabia e Enrico Scandone

cronisti che chiedono lumi, l’ufficio stampa della questura, affidato a Eugenia Sepe, risponde che “solo adesso la Procura ha liberato la notizia”. Il verbo utilizzato è esatto, perché le notizie insieme alla libertà di informare dei giornalisti e quella del pubblico di essere informati, sono ormai prigioniere di Procuratori e forze dell’ordine, che decidono il se, il quando e il come. Se n’è accorto anche il Sugc, il sindacato dei giornalisti della Campania, guidato dal segretario Claudio Silvestri, che finalmente, in un comunicato chiama le cose per nome ed invita – Iustitia lo aveva già fatto – la Federazione della stampa e l’Ordine nazionale ad aprire una vertenza nazionale con il ministro della Giustizia Marta Cartabia sulla libertà di informazione a Napoli.
Al festival delle notizie censurate vogliono partecipare anche i carabinieri del comando provinciale di Napoli affidato al generale Enrico Scandone. Il richiamo sulle sgrammaticature e sull’orgia di lettere maiuscole sbagliate è servito a migliorare leggermente la situazione ma resta ancora molta strada da fare. Il 24 febbraio i marescialli addetti all’ufficio stampa, Vittorio D’Errico e Antonio Siano, cercano di essere brillanti e titolano la nota “Carabinieri arrestano una vecchia conoscenza” ma in trentadue righe riescono a non

Alessandro Giuliano e Eugenia Sepe

citare nessun nome, neanche quello della “vecchia conoscenza” che pure è al terzo arresto in poco più di due mesi.
Il 25 febbraio scende in campo la procura di Torre Annunziata per dare

notizia dell’arresto di cinque persone accusate di traffico di stupefacenti. Nella nota non vengono rese note le generalità degli arrestati né dove siano stati fermati; in ventidue righe compare soltanto il nome del procuratore capo di Torre Nunzio Fragliasso
Torniamo al 23 febbraio. La questura partenopea invia ai mass-media la velina dell’arresto di un marocchino, su ordine della Procura di Lodi. Si tratta di un pregiudicato, accusato di maltrattamenti, la cui moglie per sfuggirgli si uccise lanciandosi dal balcone. Il nome dell’arrestato non c’è. E in Lombardia, leggeranno la notizia e si chiederanno chi è e come mai a Napoli si arresta la gente senza che il pubblico possa saperlo.
Aramis de Vannes