Roma, piroette su Berlusconi

Al mercatino rionale del Vomero il geometra del quarto piano incrociò il coinquilino del settimo, impiegato della Regione e assenteista convinto. "Si parte per le vacanze, ragionie'?"
"No, e chi si muove da qua!"
"Nemmeno un week-end?- incalzò il geometra, abbronzato e brillantè nel suo misto-lino color tabacco.
"Niente, stasera andiamo tutti a piazza Plebiscito a vedere 'o masto"
"E allora scendiamo insieme! - concluse il viveur in misto- lino- Vi citofono io".
Le bancarelle di sandali per donna e bambino avevano già conquistato i punti strategici della città, i pareo appesi a due mazze lungo i marciapiedi coloravano di mille colori la miseria degli indigenti, il gioioso e garbato grugnito degli ambulanti rallegrava la mattinata del 12 luglio scorso a Napoli.
La città fremeva, insensibile alle lusinghe della Chiaiolella di Procida o del lungomare di Casamicciola, sorda ad ogni canto di effimera sirena.
C'era da andare al Plebiscito. E ci andarono, tutti. In 40 mila, in 50 mila? Di certo quella sera ci fu una folla che traboccava di "manifesto entusiasmo", come annotò l'indomani Antonio Sasso, direttore del Roma nel suo composto editoriale, “se si considera che siamo in piena estate”. L’entusiasmo, più o meno manifesto, come si sa è prerogativa dei mesi invernali, specialmente se piove o c’è nebbia.
Il resto lo faceva il titolo, asciutto ed eloquente: “Berlusconi sfratta Bassolino”. Con un catenaccio nel quale Silvio Berlusconi rivelava che Guido Bertolaso (l’ex responsabile della Protezione Civile) gli aveva confidato che “la situazione in Campania è allucinante”. Giusto per informare i distratti e i comunisti.
E così partimmo tutti per le vacanze con negli occhi il trionfo napoletano del Cavaliere e nella mente l’immagine di Antonio Bassolino impegnato a chiudere con nastro da imballaggio gli scatoloni contenenti le quattro cianfrusaglie del suo perduto potere.
Finì l’estate e arrivò puntuale la stagione dei rimpianti, della nostalgia da zoccoletti sulla battigia, della stangata post- abbronzatura. E partì la campagna d’autunno, condita di  proclami, ripicche, gelosie e messaggi neanche tanto subliminali tra alleati dell’uno e dell’altro schieramento politico. E poi, quel Berlusconi mano nella mano con Walter Veltroni il buonista… Inaccettabile. Il 6 dicembre il Cavaliere scende di nuovo a Napoli, ed è l’occasione buona per fargli pagare gli sgarbi subiti.
Una “piazza dei Martiri semivuota accoglie il Cavaliere”, informa il Roma, perché ormai “Berlusconi non incanta Napoli”. A pagina 3, curata  da Rodrigo Rodriguez, si  affonda impietosamente il coltello nella piaga “ Solita arringa” e “ Napoli si conferma come una delle roccaforti di An. Una rivincita per l’alleato separato in casa, Gianfranco Fini, che sabato aveva gremito la Mostra d’Oltremare”. E l’indomani, 8 dicembre festa dell’Immacolata, il dibattito sul “foro semideserto” di Berlusconi tiene ancora banco sul Roma, e ne parla, ci informa un corsivo anonimo, “addirittura l’onorevole Mara Carfagna” (!). Ed è quanto dire, con tutti gli impegni che ha la nuova “rivelazione” del centrodestra, come viene definita nella prima pagina del quotidiano che fa riferimento al deputato Italo Bocchino. Con nostalgia canaglia pensiamo all’estate lontana, al sole, alle freselle mozzarella e basilico, a quella stangona che ci folgorò a Marechiaro, al bagno di folla di Berlusconi in piazza del Plebiscito a luglio. A quei 40 o 50 mila…Già, ma che fine avranno fatto?
Aspettavano. Aspettavano che, come si fa tra persone perbene dove al primo posto c’è sempre la famiglia e al secondo la seconda famiglia, la moglie perdonasse la scappatella al marito stagionato ma ancora infoiato. Artefice della riconciliazione domestica quel mattacchione di Sergio De Gregorio, senatore e battitore libero, che da qualche anno si è inventato il premio “Orgoglio italiano” ( l’anno scorso furono premiati Amato Berardi, Lamberto Dini, Gianfranco Fini e Gina Lollobrigida,  la quale per non essere da meno al presidente di Alleanza nazionale pare che abbia pubblicamente sconfessato il proprio passato da bersagliera: “Quelle piume furono una tragedia e una pagina nera per l’Italia intera. E poi anch’io amo navigare sott’acqua e preferisco i sommergibili” ). 
Quest’anno il premio è stato conferito a Berlusconi. Il quale, mentre crolla il governo di Romano Prodi, ribaltando il proclama della vittoria del generale Armando Diaz dopo la disfatta degli austriaci, il 25 gennaio ridiscende a Napoli con orgogliosa sicurezza dopo aver risalito le valli sconfitto e senza gloria.
Il Palapartenope è “pieno come un uovo”, perché “C’è Berlusconi, Napoli in delirio”. E ci sono, eccoli dove erano finiti, quei 50 mila di luglio che rinunciarono al bagno alla Chiaiolella e che adesso si rifanno con un altro “bagno di folla” col  Cavaliere.
Il Roma segue l’evento con compostezza: “ Berlusconi a Napoli da star”,“ L’urlo della platea: Salvaci Presidente”, con “i locali della maxistruttura che diventano incandescenti”, “la temperatura a Fuorigrotta sale sempre più”, “all’interno del Palapartenope c’è atmosfera di adorazione”. Pare che un paraplegico abbia gettato via la stampella e cominciato a correre, donne in avanzata menopausa abbiano inconfondibili indizi di gravidanza.  La munnezza è sparita…ma no, è uno scherzo. Però Silvio garantisce: “Rifiuti primo problema che risolveremo”. A pagina 5 trova posto anche un colonnino “di colore” (gli altri erano tutti pezzi di taglio politico serio). Nel colonnino trovano spazio “signore in abiti stretti e pellicce voluminose, cappotti di cachemire, fili di perle e decolté”. Ricchi premi e cotillons.
Raffinatezza e bonton a iosa, ma l’insidia è in agguato. L’ultima immagine che ci regala questo Circo Medrano è l’istantanea di una famigliola al completo: “mamma e papà impeccabili, il figlio di sei anni in abito blu e cravatta accompagna per mano la sorellina avvolta in un abitino di raso rosso pompeiano”.
E tu, Stefano Renna (fotografo del Roma), dov’eri in quel momento cruciale? Quel click avrebbe dato un senso alle nostre scelte di perdenti.

Monteiro Rossi
 
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