Laura Cocozza vince
il match con il Denaro

SI CHIUDE CON una vittoria della giornalista Laura Cocozza il lungo braccio di ferro, con pesanti risvolti anche ordinistici (costati diciotto mesi di ritardo prima di conquistare con un’altra testata l’ammissione all’esame di giornalista professionista), che l’ha vista contrapposta all’editore e direttore

del Denaro Alfonso Ruffo. Il 23 gennaio il giudice del lavoro del tribunale di Napoli Fabio Alabiso, “in accoglimento parziale” delle richieste della giornalista, ha condannato le due società (l’Editoriale il Denaro srl e la società cooperativa Edizioni del Mediterraneo)


Laura Cocozza, Clelia Mazzoni e Alfonso Ruffo

che si sono date il cambio nel pubblicare il Denaro, prima settimanale e, dal 3 ottobre 2001, quotidiano, a pagare a Laura Cocozza per differenze retributive 24mila euro (per gli amanti della precisione 23.801,56 euro), oltre rivalutazione e interessi, cui vanno aggiunti 4.340 euro di spese legali da girare agli avvocati Antonio Fasanella e Gianfranco Oliviero (Ruffo era difeso dall’avvocato Lucio Giacomardo).  
La Cocozza ha lavorato al Denaro per cinque anni e mezzo, divisi in due tranche: la prima alle dipendenze dell’Editoriale il Denaro dal maggio ‘96 al giugno ’99; la seconda dal marzo 2000 al novembre 2002, per i primi diciotto mesi con l’Editoriale e l’ultimo anno con le Edizioni del Mediterraneo scarl. E “ha sempre intrattenuto – scrivono nelle note Fasanella e Oliviero – il proprio rapporto lavorativo con le stesse modalità: ha lavorato sempre nella medesima


Antonio Fasanella, Lucio Giacomardo e Gianfranco Oliviero

redazione a piazza dei Martiri, presso la quale hanno sempre lavorato i medesimi giornalisti, tutti coordinati dallo stesso direttore, Alfonso Ruffo”. E, continuano i due legali, "si è sempre rivolta alla medesima amministrazione per il pagamento della retribuzione e della

materiale liquidazione di essa si è sempre occupata la professoressa Clelia Mazzoni, alternativamente in qualità di amministratrice dell’Editoriale il Denaro o di procuratrice generale delle Edizioni del Mediterraneo”.
Il giudice Alabiso ha quindi riconosciuto alla giornalista il diritto ai contributi come articolo 2, collaboratore fisso, che Ruffo dovrà versare all’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti.