Ferruccio Fabrizio
vince contro Finegil

IL 2 MAGGIO il giudice della terza sezione lavoro del tribunale di Napoli Annamaria Lazzara ha depositato il dispositivo della causa promossa dal giornalista Ferruccio Fabrizio contro due testate del Gruppo Espresso, il quotidiano la Repubblica e la Finegil.
Ogni altra istanza disattesa, - scrive il magistrato - accerta la ricorrenza tra il ricorrente (Fabrizio, ndr) e la Finegil, oggi Gedi News Network, di un rapporto di lavoro giornalistico subordinato a tempo indeterminato, full time a decorrere dal 22 giugno 2004 con le mansioni di redattore, con condanna della Gedi News alla regolarizzazione della posizione previdenziale e contributiva del ricorrente e condanna della medesima (Gedi News, ndr) a pagare al ricorrente tutte le differenze

retributive maturate, oltre accessori di legge da quantificarsi in separato giudizio; condanna inoltre Gedi News al pagamento delle spese di lite liquidate in 3.100 euro”.

Angelo Di Marino e Luigi Vicinanza

Si chiude così, almeno per ora, una vicenda lavorativa durata venti anni esatti perché cominciata il primo maggio del 1999 quando Fabrizio iniziò la sua collaborazione con la redazione campana di Repubblica, allora guidata da Antonio Corbo.
Napoletano, cinquantaquattro anni da compiere a luglio, laurea in Scienze politiche all’Orientale nel 1991, giornalista pubblicista nel 1999 e professionista nel 2003, Ferruccio Fabrizio ha un curriculum ricco di collaborazioni e uffici stampa. Con i quotidiani comincia a lavorare stabilmente nel 1997 al Corriere del Mezzogiorno; due anni più tardi si sposta alla redazione di Repubblica dove rimane fino all’aprile del 2004 quando, per assumere la guida dell’edizione regionale del quotidiano capitolino, sbarca a Napoli da Palermo il fratello Giustino Fabrizio.
L’azienda decide allora di utilizzare il collaboratore alla Finegil, la società che gestisce i diciotto quotidiani del Gruppo Espresso (e tra questi la Città di Salerno), e alla Agl, l’agenzia che fornisce pagine e servizi ai quotidiani locali. Il rapporto va avanti per tredici anni con contratti rinnovati ogni dodici mesi; il lavoro è da redattore a tempo pienissimo, con richieste di servizi, interviste e inchieste anche nei week end e d’estate ma la retribuzione è da collaboratore saltuario.
Nel febbraio del 2016 Ferruccio Fabrizio, assistito dagli avvocati Giuseppe Marziale e Patrizia Totaro, intima alla Finegil per gli ultimi

Antonio Corbo e Pietro Criscuoli

tredici anni e al Gruppo Espresso per i cinque anni precedenti a Repubblica la regolarizzazione del contratto di lavoro e il pagamento degli arretrati. Di fronte al silenzio delle società romane

nell’agosto del 2016 le cita in giudizio davanti al tribunale di Napoli.
Alla prima udienza, tenuta il 12 maggio 2017, sono in campo  contro Ferruccio Fabrizio la Gedi Gruppo Editoriale e la Gedi News network, società presieduta da Luigi Vanetti, che ha assorbito Finegil, difese dagli avvocati Paolo Zucchinali del foro di Roma e dal napoletano Giovanni Valentino, mentre rimane contumace la Edizioni Salernitane srl, titolare della Città di Salerno.
Nel corso del processo, durato nove udienze effettive con l’ultima tenuta lo scorso 13 marzo, sono stati sentiti come testimoni tre giornalisti Gedi: per le due società Angelo Di Marino e Luigi Vicinanza, mentre per il ‘ricorrente’ il vice redattore capo centrale dell’Agl Pietro Criscuoli. Come secondo teste Fabrizio contava di schierare Francesco Rasulo della redazione napoletana di Repubblica; il giudice però ha ritenuto superfluo ascoltarlo per due motivi: l’avvocato Marziale aveva depositato agli atti del processo la testimonianza resa da Rasulo nel 2002 davanti all’Ordine dei giornalisti della Campania, a sostegno della richiesta di praticantato d’ufficio presentata da Fabrizio e poi accolta dal consiglio dell’Ordine; il quadro dei diciotto anni di lavoro di Fabrizio con il gruppo Espresso era ormai emerso con grande chiarezza.