Cara Iustitia cara,
con l’incenso nelle narici e la fede in custodia cautelare, rileggiamo, in piedi e insieme, le parole del cardinale Crescenzio Sepe apparse sul Mattino di sabato 27 gennaio 2007: «Mettiamo assieme le forze per creare in Campania un sistema di comunicazione ispirato ai nostri valori. Parlo di una televisione, una radio, un giornale e anche un portale internet. Una volta il vangelo si annunciava dai tetti. Oggi i tetti sono le antenne e il messaggio si diffonde anche attraverso microfoni, telecamere, rotative...».
Dopo le parole del Grande Fratello Cardinale, al Tgr Campania ressa al confessionale. Intanto, abbiamo saputo che Carlo Verna è stato visto sul tetto della sede Rai di Napoli a montare un paio di parabole; Procolo Mirabella, da giorni, sta febbrilmente trattando su e-Bay l’acquisto di un cilicio appartenuto a un santone dell’Opus Dei; Annalisa Angelone si è rifatta il guardaroba con una serie di tailleur più cristiani.
E il direttore Massimo Milone? Dicono che abbia iniziato ad autoflagellarsi con le cravatte di Gianfranco Coppola. Byte byte
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Post scriptum: il giorno dopo, sempre sul Mattino e su Sepe, collasso a tinte forti per Pietro Treccagnoli. Nel suo racconto sull’apertura dell’anno giudiziario, ha scritto: «...Ma il cardinale Crescenzio Sepe, per la sua prima volta tonaca rossa tra tante toghe rosse...».
La tonaca era nera. Le toghe rosse non erano tutte comuniste.
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