Caltagirone ancora ko:
“licenziamento ritorsivo”

È UNA LOTTA di Davide contro Golia ma finora la magistratura ha sempre dato ragione a Davide. Nell’arco di quindici mesi infatti il poligrafico Lorenzo Carresi, sessantadue anni, calabrese di Reggio Calabria dalla testa dura, al Messaggero dal febbraio del 1987, ha inanellato quattro vittorie giudiziarie di fila contro l’editore Francesco Gaetano Caltagirone.
La prima il 21 febbraio 2019 quando Eliana Pacia della terza sezione lavoro del tribunale di Roma ha annullato il suo licenziamento dalla

Servizi Italia 15 srl, la società satellite inventata nel 2016 dai manager di Caltagirone per trasferire un po’ di dipendenti del Messaggero e di altri quotidiani del Gruppo. 
Il 20 maggio 2019 la seconda con la quale il giudice Ermanno Cambria della seconda sezione lavoro ha annullato il passaggio a Servizi Italia e ordinato la riassunzione di Carresi al Messaggero perché, scrive nella

Francesco Gaetano Caltagirone

sentenza, la creazione di Servizi Italia non configura un trasferimento di ramo d’azienda ma fondamentalmente una cessione di personale appartenente a vari settori senza legami funzionali tra loro e quindi di fatto l’operazione si è concretizzata in un mero cambio di casacca”.
La terza sentenza è arrivata il 19 settembre 2019. La sezione lavoro della Corte d’appello (presidente Vittoria Di Sario, estensore Vincenzo Selmi, consigliere Guido Rosa) ha annullato il rilicenziamento di Carresi deciso dai dirigenti di Servizi Italia 15 srl che, ignorando del tutto la decisione della magistratura, avevano provveduto a comunicargli che per loro doveva rimanere a casa.
Ma forse il provvedimento più importante è l’ultimo. Il 3 giugno il giudice della seconda sezione lavoro del tribunale di Roma Giovanna Palmieri deposita un’ordinanza di sei pagine con la quale reintegra nuovamente il poligrafico al Messaggero. Il difensore che assiste Carresi è sempre l’avvocato Marco Petrocelli, mentre il legale del gruppo

Claudio Di Vincenzo

Caltagirone è Giovanni Lazzara.
Perché l’ultima decisione della magistratura potrebbe essere la più importante? Perché di fronte a un imprenditore che ignora platealmente le sentenze emesse dai magistrati della Repubblica italiana e non esegue il pagamento neanche delle somme più modeste è necessario fare un passo in avanti. Il magistrato smonta le tesi dell’azienda e affonda due colpi

sull’inesistenza di una reale cessione del ramo d’azienda: non sono stati prodotti nel presente giudizio documenti atti a dimostrare l’effettiva consistenza aziendale di Servizi Italia quanto a dotazioni strumentali e di personale prima della cessione, con la conseguenza che l’esternalizzazione si è risolta in una parcellizzazione dell’attività del cedente”; “risulta … che il direttore del personale di Servizi Italia (Claudio Di Vincenzo, ndr) è anche direttore del personale del Messaggero”. E aggiunge: “reputa la scrivente che sussistono sufficienti elementi indiziari che portano a ritenere ritorsivo il licenziamento intimato al Carresi il 25 giugno 2019”.