Volontà 'consunta' ad altrettanta umiltà

Nel film cult “Prendi i soldi e scappa” la donna del protagonista dice: Aspetto un figlio. "È il mio regalo per te” E lui, Woody Allen, ribatte: "Non dovevi…Mi bastava una cravatta”. Eh già, per amore cosa non si fa? Ognuno mette sul piatto ciò che ha, o che può: c’è chi abbandona la moglie, chi venderebbe la propria madre ai Tuareg del deserto (sempre Allen), chi rinuncia a vedere una finale di Champions League (purché non sia impegnata la propria squadra), chi come Edoardo VIII baratta un regno per una donna (a volte anche per un cavallo, come fece Riccardo III), qualcuno arriva a fare il concorso per essere assunto alle Poste. Perché è lei, la donna, il centro dell’universo, il motore propulsivo della vita di un uomo. Eppure, pensate all’impervio percorso di questa figura nella storia dell’umanità: per esempio in 101 anni dalla sua istituzione il Premio Nobel è stato attribuito soltanto a due donne italiane, Grazia Deledda e Rita Levi Montalcini. Davvero poco, considerando lo straordinario serbatoio di menti femminili geniali che fioriscono nel nostro Paese, pur se tra pregiudizi, luoghi comuni e beceri maschilisti ( sono quelli che barattano il regno per una donna e successivamente la donna per un cavallo).
Fortuna che i tempi evolvono. Anche in Italia e nel suo profondo Sud. E anche nel giornalismo, una volta territorio incontrastato dei maschi: oggi la figura mitica di Matilde Serao è stata consegnata definitivamente alla leggenda un po’ stereotipata di questo mestiere. Ed è doveroso rendere onore a quante si fanno largo e si impongono in questa società impugnando una penna, o un computer, o un microfono. Lo ha fatto, l’11 novembre scorso, un quotidiano partenopeo ospitando una pagina intera ( a pagamento) dedicata ad una donna, anzi molto più di una donna. Una “giornalista ribelle e libera”
Di chi l’idea? Escluso che sia stata la stessa protagonista a cantarsela e a suonarsela, è bello pensare che si tratti di un messaggio d’amore. C’è chi compra un mazzo di rose rosse, chi fa trovare sul cuscino un solitario, e chi compra la pagina di un quotidiano perché anche la gente comune sappia cosa fiorisce nel giardino di Venere.
Ed eccola, Cristiana Barone, “giornalista professionista, scrittrice, regista” per usare le parole del suo disincantato agiografo. In una pagina intera a lei dedicata c’è tutto quel che è giusto sapere. Una prosa brillante e fluida ci accompagna nella lettura, scorrendo la quale si ha l’idea che l’appassionato scrivano abbia preso una confezione industriale di virgole e le abbia distribuite tra le parole con una sapiente tecnica, convenzionalmente nota tra i puristi della lingua come “tecnica della lettera alla malafemmina”, utilizzata da Totò e Peppino.
Chi è dunque Cristiana Barone? È giusto usare le parole del misterioso cantore, a cui va riconosciuto il copyright di ogni emozione che ci procura. Dunque: “Caparbia dalla nascita, a 16 anni, entrava nel mondo dei media (quelle virgole fanno pensare che Cristiana alla nascita avesse 16 anni, ma è un inutile distinguo). “La sua grande forza di volontà consunta ad altrettanta umiltà…” Ecco la grandezza del personaggio, ma qui l’agiografo è in estasi contemplativa e gli sfugge una volontà consunta anziché congiunta. Ma facciamo parlare il cuore e non l’arida grammatica italiana. Cristiana ha “una personalità forte,vigorosa”, ma il biografo azzarda “…addirittura sfacciata. Agguerrita, a tratti spietata, infaticabile, apparentemente ribelle. Ma dietro la facciata di donna austera si nasconde la volontà di mostrarsi donna dai desideri umani. Una giornalista che sente il dovere di insegnare agli altri tutto ciò che ella sa di questo mestieraccio, questa “ars giornalistica”, come dice l’asciutto scrivano. Ma Cristiana, ci informa ancora il distaccato cantore, “da vera trasformista ultimamente si è cimentata nella docenza, iniziando o meglio orientando giovani studenti verso la professione giornalistica”.
La sua passione civile, il suo impegno, i suoi progetti, ”le hanno garantito importanti riconoscimenti come l’onorificenza del presidente della Repubblica”. L’ineffabile biografo non ci dice quale sia questa onorificenza. Ci fidiamo. “Definita affettuosamente generale per fermezza e temperamento dai suoi luogotenenti usa intransigenza e dolcezza come ingredienti della sua autorevolezza”.
Ultima pennellata: “La sofferenza le ha donato molto aiutandola a comprendere il quid essenziale della vita, giammai ne avesse avuto bisogno”: giammai? forse voleva dire semmai, o qualora. Ma vogliamo spaccare il capello in quattro? Siete mai stati innamorati voi?
Ma una domanda si insinua nei nostri cervelli. Chi è riuscito a fare breccia nel cuore della giornalista professionista ribelle e libera? Plachiamo la nostra curiosità. Cristiana, “gran bella voce la sua” ha “perdonato chi nel passato l’ha ferita” e nel 2006 ha sposato “il giovane e brillantissimo avvocato Raffaele Di Monda”, che ci osserva pensoso da una foto in pagina e con il quale il generale Barone ha messo su l’associazione l’Ego di Napoli (ma guarda un po’!). Infine, in un estremo anelito, scansando gli infidi trabocchetti tesi da quella coppia di banditi di Palazzi e Zingarelli, l’agiografo ci informa che si tratta di un’apprezzata associazione “di cui Cristiana ne è vicepresidente”. È partito un “ne”, accidentalmente. Omicidio colposo della lingua italiana .
Finita la lettura siamo senza parole, ma con il cuore gonfio di commozione e di virgole. E rivolgiamo un commosso pensiero a Riccardo III, quello del cavallo.

Hans Schnier


(*) Le foto di Eduardo VIII e Grazia Deledda sono tratte da worldroots.com e ferro3.splinder.com
(**) L'attore Flavio Bucci, interprete del Riccardo III di Shakespeare (foto tratta da www.teatro_Duse.it)
 
Woody Allen
Eduardo VIII (*)
Riccardo III (**)
Grazia Deledda (*)
Rita Levi Montalcini
Cristiana Barone