Salerno, il Mattino
taglia un redattore

IL PRIMO NOVEMBRE del 2009 Gregorio Di Micco, cronista della redazione di Salerno del Mattino, è stato prepensionato, ma sei mesi fa, con l’assistenza di un legale, ha avviato una vertenza con l’azienda per chiedere di essere reintegrato.
“Nel giugno dell'anno scorso – spiega a Iustitia Di Micco, napoletano di Crispano, sessantaquattro anni, più volte cdr e fiduciario, al settimanale Sport

sud  dal ’77, al Mattino dal ’90, dal ’95 alla redazione di Salerno - Orfeo aveva dato assicurazioni al cdr che gli organici delle redazioni provinciali, anche in presenza dello stato di crisi, non sarebbero stati toccati e che quindi sarei rimasto in servizio. Con il cambio di direttore la scena è mutata e mi sono ritrovato fuori dal giornale, mentre sono ancora in servizio altri


Piera Carlomagno e Virman Cusenza

colleghi che hanno largamente superato i cinquantotto anni (il riferimento è ai sessantatreenni Armando Borriello e Enrico Marra, che lavora a Benevento, e al sessantenne Antonino Pane, ndr)”.
La vertenza di Di Micco è stata utilizzata dai dirigenti del giornale per non rinnovare alla scadenza del 30 settembre il contratto a termine a Piera Carlomagno, che collabora al Mattino dal ’97 e da dodici  anni va avanti con l’usurante stop and go di contratti di durata variabile.
Con il taglio della Carlomagno la squadra guidata dal capo servizio Gianni Molinari e dal vice Antonio Manzo si riduce a nove unità eppure da tempo il direttore Virman Cusenza va ripetendo che sull’edizione di Salerno punta per ridare smalto alle vendite del giornale in una provincia che per dimensione e vitalità è forse l’unica che presenta margini di crescita. La conferma è arrivata con i dati delle vendite di settembre, che per la prima volta dopo anni presentano un incremento rispetto allo stesso mese del 2009. Un aumento  probabilmente dovuto a due notizie drammatiche: l’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo (5 settembre) e il tragico fango di Atrani (9 settembre), che ha trascinato il corpo di Francesca Mansi fino alle Eolie.
“La riduzione di organico, dicono alla redazione di Salerno, è un problema grave che va a incidere su qualsiasi progetto di rilancio. Nella prima metà di


Gianni Molinari e Angelo Vassallo

ottobre il fiduciario Fulvio Scarlata ha avuto un confronto aspro con il direttore che ha ribadito la volontà di tornare a dieci unità, ma si è rimesso per ora alle decisioni dell’amministrazione. E la voce della sede distaccata è debole se non c’è il sostegno della redazione centrale e del cdr, finora assente sulla vicenda”.
Il nodo Carlomagno, secondo uno

dei redattori salernitani, impone di ripensare la rappresentanza sindacale del giornale. “Il Mattino – spiega – ha oggi un organico di un ottantina di persone; di queste venticinque, quasi un terzo, lavorano nelle redazioni distaccate (nove a Salerno, sette a Caserta, cinque ad Avellino e quattro a Benevento). È il momento di superare lo steccato cdr e fiduciari, che finiscono per essere presenze dimezzate, e eleggere, sul modello di Repubblica, un organismo unico composto da cinque redattori, di cui almeno uno e non più di due espressi dalle sedi provinciali”.