La geografia strana della Rai

Il 30 giugno sono terminate in tutta Italia le operazioni di riorganizzazione delle frequenze televisive per la liberazione della banda 700 MHZ. Con la conclusione del processo di "refarming" e con l’introduzione, avvenuta lo scorso 8 marzo, della codifica MPEG-4 per la trasmissione dei programmi televisivi in alta qualità, è giunta a termine la prima fase del passaggio al Nuovo digitale terrestre. La tappa successiva, prevista per gennaio 2023, sarà la transizione definitiva allo standard di trasmissione digitale terrestre di seconda generazione DVB-T2.
La riorganizzazione delle frequenze ha consentito al servizio pubblico radiotelevisivo di avere a propria disposizione un maggior numero di canali, utilizzabili anche per la programmazione di carattere territoriale. Cosicché in ogni regione è già possibile ricevere sui propri televisori tre diversi canali regionali Rai: quello di competenza, più due regioni confinanti.
Senza dubbio apprezzabile l'innovazione del servizio pubblico radiotelevisvo. Ciò che si comprende meno, tuttavia, sono i criteri in base ai quali è stata fatta la scelta dei canali regionali aggiuntivi da trasmettere in una determinata regione. È del tutto incomprensibile, infatti, come mai nel Lazio, notoriamente abitato e frequentato da un elevato numero di persone di origine campana, sia possibile vedere, in aggiunta, soltanto la programmazione regionale Rai della Toscana e dell'Umbria. Stessa sorte è toccata agli abitanti della Campania, che potranno vedere, soltanto i canali regionali della Basilicata e della Calabria.Come dire: i laziali possono e devono volgere lo sguardo al nord, i campani soltanto al sud.

Remigio del Grosso

 
Remigio del Grosso