Nuovi lacci per la libertà di stampa?

Cara Iustitia,
forse non te l’hanno ancora detto, ma a Napoli, per essere giornalista e accedere alle cosiddette fonti istituzionali, non basta più avere il tesserino dell’ordine nazionale dei giornalisti, ma c’è bisogno anche di altri due pass: uno di colore giallo con tanto di foto, generalità e testata di appartenenza per l’accesso alla sala cronisti della questura; uno di colore arancione per farsi riconoscere dagli operatori di polizia in luogo pubblico.
Insomma per essere giornalisti professionisti a Napoli ed essere riconosciuti come tali, non fa più fede il tesserino dell’ordine nazionale, ora occorrono anche i due pass che rilascia la questura. Attenzione, non perché il questore Oscar Fioriolli sia impazzito ed abbia deciso di imporre dei limiti all’esercizio della libertà di stampa, ma solo perché il nostro presidente dell’ordine dei giornalisti della Campania Ermanno Corsi, il presidente dell’assostampa regionale Gianni Ambrosino ed altri liberi rappresentanti di sindacati più o meno rappresentativi di qualcosa o qualcuno (Cerino per l’Unione cronisti, Iavarone per la stampa sportiva e Fusco per i cinefotoperatori, ndr) hanno sentito forte il dovere di siglare un’intesa con il questore per disciplinare l’accesso all’informazione della Polizia di Stato. A partire dunque da questo “protocollo di intesa” firmato il 12 febbraio in questura da Corsi, Ambrosino e altri, chi (giornalista) vuole avere a che fare con la portavoce e responsabile dell'ufficio stampa della questura Antonella Vertucci, deve accreditarsi, farsi dare i pass colorati e poi magari frequentare la sala cronisti della questura quotidianamente, notte e giorno. E per chi non ha tempo per farlo o  non ha una redazione locale alle spalle oppure una struttura che lo supporti, ci si può sempre rivolgere ad uno dei colleghi della sala cronisti e richiederne i servigi professionali. A pagamento, s’intende. Come già succede alle agenzie televisive, fotografiche, alla free-press, alle free-pay press, ai network radio e televisivi locali e nazionali e ad alcune agenzie di stampa.
Basta pagare i colleghi giusti, quelli che hanno la scrivania, il telefono fisso e lo scanner sintonizzato sulla lunghezza radio delle forze dell’ordine in sala cronisti, e non c’è problema. Tutto questo con l’avallo del presidente dell’ordine dei giornalisti della Campania e dell’assostampa regionale che, avendo legittimo mandato a rappresentarci, hanno deciso che il tesserino di iscrizione all’ordine nazionale serve, ma forse non basta. Per avere a che fare con le forze dell’ordine a Napoli servono anche i pass colorati forniti dalla questura.
Tutto questo, ovviamente, tacendo su quanto stabilito, sempre con questo protocollo d’intesa, per i cinefotoperatori. In pratica si presuppone che i cinefotoperatori (ritengo si riferiscano a fotografi e cameraman) non iscritti all’ordine dei giornalisti (credo la maggioranza) possano essere riconosciuti come tali solo se ad attestarlo è una organizzazione sindacale (Ugiv). Almeno per l’anno in corso. Per gli anni a venire, si capisce per induzione, o i cameraman sono giornalisti oppure non sono.
Ma noi giornalisti siamo d’accordo con Corsi e soci che hanno firmato il protocollo d’intesa con il questore? Faccio appello ai colleghi giornalisti campani, a chi ha a cuore e crede in questo mestiere senza lacci, senza censure e senza mediazioni, di farmi sapere, con una mail, il loro parere. Se siamo in tanti possiamo obbligare Corsi a rivedere questo accordo e possiamo chiedere al prefetto Alessandro Pansa di riaprire un tavolo di confronto con la categoria (cosa che aveva fatto l’8 marzo scorso), per consentirci di lavorare meglio.

Paolo Chiariello,
corrispondente da Napoli di SkyTg24
maschio.angioino@libero.it


Post scriptum. Non sono mai stato candidato all'ordine, all'assostampa, non lo sarò nemmeno alle prossime consultazioni. Quindi questa battaglia non è strumentale, non è a favore o a beneficio di questo o quel gruppuscolo, ma finalizzata a difendere la nostra professione da queste gravi ingerenze esterne. Meglio precisarlo, perchè a pensare male si fa peccato, ma...  

 
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