Libero, 24 maggio 2002:
"Spese folli all'Authority"



di Gianluca Marchi
C'è un fascicolo che il procuratore della Repubblica di Verona, Guido Papalia , ha trasferito per competenza al suo collega di Napoli Agostino Cordova. Reca il numero 12933/01 e riguarda l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Questo è il nome ufficiale della cosiddetta Authority per le comunicazioni, l'organismo pubblico costituito con legge del 31 luglio 1997 e che ha la propria sede a Napoli (decidendo per questa destinazione - l'altra città candidata era Milano che, in tema di telecomunicazioni forse aveva un retroterra storico un po' più consistente - l'allora governo dell'Ulivo fece un "regalo" al sindaco Antonio Bassolino). Il fascicolo in questione contiene una serie di documenti che proverebbero la gestione quantomeno anomala dell'Authority presieduta da Enzo Cheli (diessino, amico della massoneria, ora considerato in avvicinamento al centrodestra). Si tratta di estratti conto delle carte di credito in uso ai commissari che contengono spese piuttosto sorprendenti per un ente pubblico: soggiorni a Capri nelle vacanze di Pasqua, pranzi da Gualtiero Marchesi, conti alberghieri da diversi milioni di vecchie lire per-due tre pernottamenti a Roma; missioni negli Usa dal costo superiore ai 25 milioni per neppure dieci giorni. E anche conti alberghieri pagati per due persone, quando invece le carte di credito dei funzionari pubblici sono riservate allo stretto uso personale.
Ma si parla pure di gestione del personale piuttosto disinvolta, con dipendenti inseriti a certi livelli di servizio anche se non in possesso dei titoli di studio necessari e stabiliti da delibere assunte dalla stessa Autorità, di dirigenti di aziende controllate che traslocano per diventare dirigenti dell'Authority, ovviamente con stipendi di tutto riguardo; di dirigenti che entrano con livelli e stipendi superiori a quelli del capo del settore in cui vengono collocati. (...)
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(...) Questo, in sintesi, il quadro che emerge dal fascicolo, ora nelle mani del procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Maddalena che, insieme allo stesso Cordova, l'8 maggio scorso ha raccolto la testimonianza di una persona informata sui fatti. Al momento non si hanno notizie di provvedimenti giudiziari, né si può dire se e quando quei documenti potranno tradursi in ipotesi di reato. Certo è che essi danno dell'Authority l'immagine di un'allegra brigata non propriamente dedita al massimo rispetto dei soldi dei contribuenti.
Che all'Autorità napoletana (oltre 220 dipendenti in totale, di cui ben 87 impiegati a Roma, dove dovrebbe esserci solo una sede di rappresentanza) non tutto filasse alla perfezione era già emerso un paio di mesi fa quando quando l'attore Luca Barbareschi fu licenziato da direttore artistico del Teatro Eliseo di Roma. A defenestrarlo era stato il "presidente onorario" del Teatro, Vincenzo Monaci, uno degli otto commissari dell'Autorità per le comunicazioni, elevato a onorario perché la legge gli impone di non rivestire altri incarichi, ma in realtà capo dell'Eliseo. Dove tra l'altro, s'è appreso in quel frangente, lavora Nicola Sapio, pagato dall'Authority in quanto assistente delle stesso Monaci.
Ma cos'è questa Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni? Con una battuta verrebbe da dire l'ennesimo ente inutile. E non si rischia neppure di andare troppo lontano dalla realtà, visto che ci troviamo di fronte a un doppione dell'Antitrust. Di veri provvedimenti usciti da Napoli se ne ricordano pochini, se non il regolamento del "digitale terrestre", terminologia orribile che in pratica significa costringere tutti i cittadini a rottamare gli attuali televisori entro il 2006. L'Authority avrebbe dovuto togliere il canone della Rai, ma non è successo nulla. Avrebbe dovuto eliminare il canone Telecom, ma anche lì non ci siamo ancora. Sulla vicenda Stream-Telepiù, ad esempio, ha deliberato l'Antitrust, a conferma che Cheli e il suo gruppo servono a poco, sebbene costino parecchio.
Diciamo che l'Authority per le comunicazioni serve soprattutto a elargire stipendi d'oro al presidente e agli otto commissari (anche questa è un'anomalia, visto che tutte le altre Autorità italiane ne hanno solo cinque): erano 400 milioni lordi nel '98, quando venne istituita, e adesso sono saliti a circa 500, con un doveroso adeguamento alla crescita del costo della vita. Si tratta di una bazzecola da quasi 30 milioni netti al mese, a cui va aggiunto l'utilizzo brillante delle carte di credito.
Chi sono i componenti? Del presidente Enzo Cheli abbiamo già detto. Conosciamo i commissari. Alfredo Meocci è un ex giornalista Rai, parlamentare nella XII legislatura, capo del Ccd di Verona. Amico personale di Pierferdinando Casini, che di recente è stato testimone delle sue seconde nozze con una collega del quotidiano L'Arena. Di lui si dice che aspirasse alla candidatura a sindaco di Verona (in questo spinto molto dal giornale locale), ma il gossip politico racconta anche che i leader della Casa delle Libertà l'avrebbero convinto a desistere, avendo avvertito puzza di possibile bufera sull'Authority.
Vincenzo Monaci lo abbiamo già incontrato nella vicenda del Teatro Eliseo. Resta da dire che la sua provenienza politica è Rifondazione comunista. Paola Manacorda è il commissario in quota Ds: nel suo passato c'è anche l'incarico di assessore al Comune di Milano appunto per la Quercia. Antonio Pilati è un ex socialista ora attribuito alla quota di Forza Italia. Mario Lari è un tecnico, esperto dello sviluppo del digitale, dato vicino al centrodestra. Giuseppe Sangiorgi è stato direttore del Popolo, quotidiano della Dc, e portavoce di Ciriaco De Mita. Silvio Traversa è consigliere di Stato, ex segretario generale della Camera, legato a Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini. Infine c'è Alessandro Luciano, in quota An anche se un po' annacquato, conosciuto soprattutto per essere il marito di una delle sorelle Fendi, da cui un florilegio di soprannomi nei suoi confronti.
Torniamo all'uso brillante delle carte di credito. Nel fascicolo in mano alla Procura di Napoli ci sono prospetti relativi agli anni 2000 e 2001. Il limite complessivo di utilizzo per gli otto commissari e il presidente era fissato in 400 milioni l'anno, quindi circa 45 milioni a testa. Ma ad esempio si nota che nel prospetto di uno dei commissari già a settembre 2000 erano stati spesi circa 69 milioni.
Detto questo sarebbe poi interessante scoprire quale incarico di servizio svolgesse lo stesso commissario a Capri e Anacapri a Pasquetta del 2001 e nei due giorni immediatamente successivi. Poi c'è il "mistero" dell'Aldrovandi Palace di Roma, mega-albergo a cinque stelle. Dai rendiconti delle carte di credito si evince che un commissario il 13 settembre 2000 paga un conto di 234.700 lire all'hotel Holiday Inn di Napoli, il 17 paga 420mila all'hotel Villa Cipriani di Asolo (Vicenza), il 21 fa sborsare all'Autorità 388.600 ancora all'Holiday Inn di Napoli e il 24 settembre firma per 4milioni e 50mila all'Aldrovandi Palace di Roma. Dal percorso alberghiero si evince che, al massimo, il nostro autorevole commissario nella capitale può aver effettuato tre pernottamenti, alla modica cifra di 1.300.000 lire a notte: come Madonna o la Regina d'Inghilterra.
Dulcis in fundo la missione di un commissario a New York e Washington dal 3 al 12 marzo 2000. Costo totale superiore ai 25 milioni, di cui 10 milioni e 460mila spesi per il biglietto aereo di andata e ritorno. Verrebbe da pensare a un volo in Concorde se la partenza non fosse avvenuta da Fiumicino dove, si sa, l'aereo franco-inglese non l'hanno mai visto. Oppure a un biglietto per due persone visto che oggi, a due anni di distanza, il volo Alitalia Roma-New York, andata e ritorno, in classe Magnifica (il top) costa 3.223 euro, cioè 6 milioni e 240mila delle vecchie lirette.